Effetti della mancata applicazione dei contratti collettivi nazionali

La Redazione
07 Febbraio 2018

Con la Circolare n. 3/2018 l'INL ha chiarito gli effetti della mancata applicazione, da parte delle aziende, dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali più rappresentative sul piano nazionale, illustrando le conseguenti limitazioni che ne derivano e sottolineando la necessità di azioni di vigilanza da parte degli ispettori per scongiurare fenomeni di dumping.

Con la Circolare n. 3/2018 l'INL ha chiarito gli effetti della mancata applicazione, da parte delle aziende, dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali più rappresentative sul piano nazionale (CCNL).

In primo luogo, l'Ispettorato ha sottolineato che, fermo restando il principio di “libertà sindacale”, “l'ordinamento riserva l'applicazione di determinate discipline subordinatamente alla sottoscrizione o applicazione di contratti collettivi dotati del requisito della maggiore rappresentatività in termini comparativi”.

Dunque, emerge con chiarezza che le aziende che applicano i contratti collettivi c.d. leader possiedono prerogative maggiori e differenti rispetto a quelle che non lo fanno.

Tra le prerogative troviamo:

  • la possibilità di produrre effetti derogatori, in materia di contratti di prossimità, alle disposizioni di legge;
  • la possibilità di godere dei benefici normativi e contributivi, ai sensi dell'art. 1 co. 1175, L. n. 296/2006;
  • la facoltà esclusiva di integrare la disciplina normativa di numerosi istituti.

In secondo luogo, l'Ispettorato ha sottolineato la necessità di azioni di vigilanza da parte degli ispettori per scongiurare fenomeni di dumping.

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