Rinuncia al Tfm: la tassazione non è automatica

La Redazione
09 Febbraio 2018

L'Associazione Italiana Dottori Commercialisti ha pubblicato sul proprio sito una nuova norma di comportamento (la n. 201) dedicata alla rinuncia al credito da trattamento di fine mandato (tfm) da parte dell'amministratore.

L'Associazione Italiana Dottori Commercialisti ha pubblicato sul proprio sito una nuova norma di comportamento (la n. 201) dedicata alla rinuncia al credito da trattamento di fine mandato (tfm) da parte dell'amministratore.

Secondo l'Aidc, la rinuncia non comporta un'automatica tassazione in capo al socio-amministratore, se non c'è anche un concreto arricchimento reddituale o patrimoniale. Il riferimento normativo è l'art. 1 Tuir, in forza del quale il presupposto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche è il possesso di redditi in denaro o in natura rientranti nelle categorie indicate dall'art. 6: la mancata percezione del compenso non manifesta una capacità contributiva e non comporta, dunque, un'imposizione.

La massima ufficiale recita, dunque, che “la remissione del trattamento di fine mandato effettuata alla società dall'amministratore è assimilabile alla percezione dell'indennità solo nel caso in cui la corrispondente rinuncia al credito vantato gli attribuisca un vantaggio economico. In assenza di tale vantaggio, la remissione non comporta in capo all'amministratore il realizzo di alcun reddito imponibile”.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.