Costi “macroscopicamente eccessivi”: nessuna detrazione

La Redazione
16 Novembre 2018

Se i costi sono “macroscopicamente eccessivi”, nessuna detrazione. Lo spiega la Corte di Cassazione con la sentenza del 9 novembre 2018 n. 28672, con la quale i giudici di legittimità hanno negato la detrazione ad un'azienda, contestandole l'antieconomicità delle operazioni.

Se i costi sono “macroscopicamente eccessivi”, nessuna detrazione. Lo spiega la Corte di Cassazione con la sentenza del 9 novembre 2018 n. 28672, con la quale i giudici di legittimità hanno negato la detrazione ad un'azienda, contestandole l'antieconomicità delle operazioni.

I Supremi Giudici hanno osservato che, in tema di imposte sui redditi, “la valutazione di antieconomicità – ossia dell'evidente incongruità dell'operazione – legittima e fonda il potere dell'Amministrazione finanziaria di accertamento ex art. 39, primo comma, lett. d., del d.P.R. n. 600/1973”. La Sezione Tributaria della Cassazione ha ricordato anche che chiunque svolga un'attività economica dovrebbe, secondo l'id quod plerumque accidit, indirizzare la propria condotta verso una riduzione dei costi e verso una massimizzazione dei profitti; le condotte improntate all'eccessività di comportamenti negativi o all'immotivata compressione di componenti positivi di reddito sono dunque rivelatrici, secondo la Cassazione, di un “occultamento di capacità contributiva e la spesa, in realtà, non trova giustificazione nell'esercizio dell'attività di impresa”.

Da ciò, deriva che la dimostrata sproporzione assume un valore sintomatico, un indice rivelatore in ordine al fatto che il rapporto cui il costo si riferisce è diverso ed estraneo all'attività d'impresa, oppure che l'atto, in realtà, non è correlato alla produzione ma serve ad altre finalità. In ultima analisi: in tali circostanze, il requisito dell'inerenza è inesistente.

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