Mobbing orizzontale: il datore deve avere conoscenza dell'attività persecutoria

21 Aprile 2020

Condotte persecutorie da parte di colleghi: il datore è sempre responsabile se non si attiva per tutelare il lavoratore sul luogo do lavoro?Sul datore di lavoro, ai sensi dell'art. 2087 c.c., grava lo specifico obbligo di protezione dell'integrità psico-fisica del dipendente...

Condotte persecutorie da parte di colleghi: il datore è sempre responsabile se non si attiva per tutelare il lavoratore sul luogo do lavoro?

Sul datore di lavoro, ai sensi dell'art. 2087 c.c., grava lo specifico obbligo di protezione dell'integrità psico-fisica del dipendente, costituendo esso un'integrazione “ex lege” delle obbligazioni nascenti dal contratto di lavoro.

Tuttavia, si tiene a precisare, ove la parte datoriale non si sia attivato nell'adozione di tutte le misure necessarie a tutelare la persona del lavoratore nei termini suddetti, quest'ultimo non potrà fondare la domanda risarcitoria sul mero riscontro del danno causalmente connesso all'espletamento della prestazione lavorativa. Non può configurarsi, infatti, una fattispecie di responsabilità oggettiva, occorrendo l'elemento della colpa.

Ne consegue che, ex art. 1218 c.c., la responsabilità del datore dovrà essere collegata alla violazione degli obblighi di comportamento imposti da norme di legge o suggeriti dalle conoscenze sperimentali o tecniche del momento e, laddove il dipendente abbia ottemperato agli oneri probatori sul medesimo gravanti, sarà la parte datoriale a dover dimostrare di avere adottato tutte le cautele necessarie ad impedire il verificarsi dell'evento dannoso.

In materia di mobbing, tuttavia, la sola colpa non può ritenersi sufficiente, occorrendo la dimostrazione di uno specifico, e più inteso, elemento psichico: affinché condotte mobbizzanti realizzate da colleghi siano imputabile al datore, dovrà dimostrarsi anche la sua effettiva conoscenza dell'attività persecutoria.

Solo tale consapevolezza potrebbe fondarne una responsabilità per omissione.

Cfr.: Cass.,sez. lav., 20 gennaio 2010, n. 1109.

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