Diritto di visita: nuova condanna dell'Italia
05 Ottobre 2016
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato il Governo italiano per non aver compiuto, nonostante il margine di discrezionalità, sforzi adeguati e sufficienti per far rispettare il diritto di visita del ricorrente, tra l'agosto 2006 e il novembre 2010, violando il suo diritto al rispetto della vita familiare (art. 8 CEDU). La Corte ha affermato che la mancanza di cooperazione tra genitori separati non esonera le autorità competenti dall'attuare tutte le misure necessarie che permettano il mantenimento dei legami familiari. In particolare, per garantire la piena realizzazione del diritto di visita sono state messe in atto solo misure automatiche e stereotipate. Così le autorità hanno permesso che si consolidasse una situazione di fatto a dispetto delle decisioni giudiziarie. Viceversa, la Corte ha ravvisato che, dal novembre 2010, il ricorrente non ha compiuto alcuno sforzo per mantenere i rapporti con il figlio, laddove le autorità italiane si sono impegnate per proteggere gli interessi del bambino e di entrambi i genitori. Per questo arco temporale, dunque, non c'è stata alcuna violazione dell'art. 8 della Convenzione. |