Osservatorio sulla Cassazione – Novembre 2021
14 Dicembre 2021
Vendita di bitcoin con finalità di investimento: valgono i doveri informativi dei prodotti finanziari Cass. Pen. – Sez. II – 30 novembre 2021, n. 44337, sent. Il bitcoin può essere considerato un prodotto finanziario qualora acquistato con finalità d'investimento: la valuta virtuale, quando assume la funzione, e cioè la causa concreta, di strumento d'investimento e, quindi, di prodotto finanziario, va disciplinato con le norme in tema di intermediazione finanziaria (art. 94 ss. T.U.F.), le quali garantiscono attraverso una disciplina unitaria di diritto speciale la tutela dell'investimento. Ove la vendita di bitcoin venga reclamizzata come una vera e propria proposta di investimento, si ha una attività soggetta agli adempimenti di cui agli artt. 91 ss TUF, la cui omissione integra la sussistenza del reato di cui all'art. 166 comma 1 lett. c) TUF,
Il presidente del c.d.a. di una società non può essere lavoratore subordinato Cass. Civ. – Sez. Trib. – 23 novembre 2021, n. 36362, sent. In tema di imposte sui redditi sussiste l'assoluta incompatibilità tra la qualità di lavoratore dipendente di una società di capitali e la carica di presidenza del consiglio di amministrazione o di amministratore unico della stessa, in quanto il cumulo nella stessa persona dei poteri di rappresentanza dell'ente sociale, di direzione, di controllo e di disciplina rende impossibile quella diversificazione delle parti del rapporto di lavoro e delle relative distinte attribuzioni che è necessaria perché sia riscontrabile l'essenziale ed indefettibile elemento della subordinazione, con conseguente indeducibilità dal reddito della società del relativo costo da lavoro dipendente. La compatibilità della qualità di socio amministratore, membro del consiglio di amministrazione di una società di capitali, con quella di lavoratore dipendente della stessa società, ai fini della deducibilità del relativo costo dal reddito di impresa, non deve essere verificata solo in via formale, con riferimento esclusivo allo statuto e alle delibere societarie, occorrendo invece accertare in concreto la sussistenza o meno del vincolo di subordinazione gerarchica, del potere direttivo e di quello disciplinare e, in particolare, lo svolgimento di mansioni diverse da quelle proprie della carica sociale rivestita.
Liceità di patti parasociali con attribuzione di diritti a terzi e del patto di sindacato per la rielezione dell'amministratore Cass. Civ. – Sez. I – 23 novembre 2021, n. 36092, sent. Affinché l'amministratore designato in un patto parasociale acquisti, ai sensi dell'art. 1411 c.c., il diritto soggettivo all'espressione del voto in assemblea, da parte dei soci sottoscrittori del patto, in favore della sua nomina e di un determinato compenso, in esso decisi, occorre sia accertato l'intento dei soci di attribuire direttamente ed immediatamente al terzo un diritto soggettivo, potendo allora, in tal caso, l'amministratore vantare una pretesa risarcitoria al riguardo, ove ne sussistano tutti gli elementi costitutivi". Il patto di sindacato, in cui i soci abbiano stabilito la rielezione di un soggetto alla carica di amministratore per due successivi trienni, non è nullo per violazione degli artt. 2372 e 2383 c.c., avendo effetti organizzativi del voto meramente interni ed obbligatori, senza porre in discussione il corretto funzionamento dell'organo assembleare.
Le norme del Codice della crisi non sono ancora applicabili ai procedimenti per bancarotta pendenti Cass. Pen. – Sez. V – 22 novembre 2021, n. 42647, sent. Le norme del codice della crisi di impresa di interesse in questa sede entreranno in vigore il 16 maggio 2022, all'esito del differimento operato dal d.l. n. 118/2021: nessuna questione può porsi circa il rapporto tra le future norme del codice della crisi di impresa e le fattispecie di bancarotta in esse contemplate rispetto alle norme vigenti. In un procedimento pendente per bancarotta, non possono trovare accoglimento le deduzioni del ricorrente sull'illegittimità costituzionale della norma transitoria di cui all'art. 390 c.c.i., in quanto implicano un inammissibile sindacato preventivo di legittimità costituzionale che potrà porsi in ipotesi solo con l'entrata in vigore delle norme del Codice di interesse.
Alle S.U. l'imposta di registro sugli atti delle società semplici Cass. Civ. – Sez. Trib. – 11 novembre 2021, n. 33312, ord. Viene sottoposta all'esame delle Sezioni Unite la questione se gli atti delle società semplici siano soggetti all'imposta di registro in misura fissa, ai sensi dell'art. 4, comma 1, della Tariffa, allegata al d.P.R. n. 131/1986, oppure se l'imposizione è proporzionale, ai sensi dell'art. 9 della Tariffa.
Corresponsabile il sindaco che esprime parere favorevole all'acquisto di un credito fiscale inesistente Cass. Pen. – Sez. III – 9 novembre 2021, n. 40324, sent. Il sindaco di una società il quale esprime parere favorevole all'acquisto di un credito fiscale inesistente, o di un compendio aziendale contenente un credito fiscale inesistente, pone in essere una condotta causalmente rilevante, quanto meno in termini agevolativi, e di rafforzamento del proposito criminoso, rispetto alla realizzazione del reato di indebita compensazione di cui all'art. 10-quater d.lgs. n. 74/2000, commesso mediante l'utilizzo dell'indicato credito fittizio. Sarà, quindi, responsabile anche il sindaco, a titolo di concorso, ove risulti provato l'elemento soggettivo, che, cioè, egli abbia espresso il parere favorevole nella consapevolezza sia dell'inesistenza del credito fiscale, sia della strumentalità dell'acquisto di tale credito al successivo utilizzo a fini di compensazione.
S.r.l. trasformata in società semplice: sì al fallimento entro l'anno dalla cancellazione Cass. Civ. – Sez. I – 9 novembre 2021, n. 32659, sent. La società di capitali trasformatasi in società semplice, non svolgente attività commerciale e, come tale sottratta al fallimento, può essere dichiarata fallita entro un anno dalla sua cancellazione dalla sezione ordinaria del registro delle imprese e la iscrizione della società di persone nella sezione speciale del registro delle imprese anche a lei riservata, essendo la cancellazione evento evidenziante verso i terzi la cessazione dell'attività commerciale.
I limiti per la successione dei soci nei debiti della società estinta Cass. Civ. – Sez. Trib. – 5 novembre 2021, n. 31904, sent. In tema di società di capitali, la disciplina dettata dall'art. 2495, comma 2, c.c., come modificato dal d.lgs. n. 6/2003, nella parte in cui ricollega alla cancellazione dal registro delle imprese l'estinzione immediata della società, implica che nei debiti sociali subentrano ex lege i soci, sicché il fisco, ove le proprie ragioni nei confronti dell'ente collettivo siano state definitivamente accertate (ad esempio, per mancata tempestiva impugnazione dell'atto impositivo, ovvero per intervenuta estinzione del relativo giudizio, o infine per intervenuto giudicato sostanziale) può procedere all'iscrizione a ruolo dei tributi non versati sia a nome della società estinta, sia a nome dei soci (pro quota, in relazione ai relativi titoli di partecipazione), e ciò ai sensi degli artt. 12, comma 3, e art. 14, lett. b), d.P.R. n. 602/1973, nonché azionare comunque il credito tributario nei confronti dei soci stessi, non occorrendo procedere all'emissione di autonomo avviso di accertamento, ai sensi dell'art. 36, comma 5, d.P.R. cit., relativo al diverso titolo di responsabilità di cui al precedente comma 3 (nel testo antecedente alla modifica apportata dall'art. 28, comma 5, d.lgs. n. 175/2014), di natura civilistica e sussidiaria. Ne discende che con l'impugnazione della cartella di pagamento conseguentemente loro notificata, i soci - ferma la definitività dell'accertamento nei confronti della società e la sua incontestabilità nel merito - possono lamentare l'inesistenza originaria o sopravvenuta del titolo formatosi nei confronti della società, oppure contestare il fondamento della propria responsabilità, dimostrando di non aver conseguito utili dalla liquidazione.
Rifinanziamento ipotecario di debiti chirografari: la banca risponde di bancarotta Cass. Civ. – Sez. I – 3 novembre 2021, n. 31513, ord. In tema di bancarotta preferenziale, integra gli estremi della simulazione di prelazione di cui all'art. 216, comma 3, parte seconda, l. fall., la condotta di un'impresa che, prima o durante la procedura concorsuale, consegua da una banca creditrice mutui fondiari garantiti da ipoteca immobiliare utilizzati per il ripianamento di propri preesistenti debiti verso la stessa banca, così trasformandosi i crediti vantati da quest'ultima verso l'impresa da chirografari in privilegiati e, quindi, costituendosi un titolo di prelazione in danno di ogni altro creditore. |