Criminal Profiling: teorie e tecniche applicate in ambito investigativo

Alessandra Bramante
05 Marzo 2020

Le origini del Criminal Profiling si fanno risalire ai primi tentativi di stilare il profilo psicologico di Jack lo Squartatore effettuate verso la fine dell'Ottocento da Thomas Bond medico legale e da Forbes Winslow esperto di malattie mentali...
Premessa

Lo studio scientifico dei crimini e dei criminali ha origine con Cesare Lombroso alla fine dell'Ottocento. Egli infatti iniziò ad analizzare coloro che commettevano delitti e le loro devianze correlando l'eziologia di queste anomalie con i riscontri evidenziati durante gli esami autoptici nelle autopsie.

Secondo Lombroso tali anomalie riscontrate nell'anatomia del cervello erano probabilmente dovute a un arresto allo stato fetale nello sviluppo del soggetto; tale arresto dello sviluppo perciò, riteneva, si manifestasse anche a livello fenotipico cioè riguardo alla fisionomia e all'aspetto esteriore (estetico).

Per questo motivo si identificò nel concetto di atavismo uno degli elementi cardine delle sue teorie: Lombroso infatti distinse il delinquente dall'uomo normale in quanto presentava tratti “primitivi”.

In particolare egli aveva evidenziato la presenza prevalente di caratteristiche specifiche quali grandi mandibole, canini forti incisivi mediani molto sviluppati, denti soprannumerari, zigomi sporgenti, prominenti arcate sopraccigliari, apertura degli arti superiori di lunghezza superiore alla statura dell'individuo, naso schiacciato, prognatismo.

Inoltre l'uomo delinquente mostrava anche specifiche caratteristiche fisiologiche-psicologiche come una minore sensibilità al dolore, una rapida guaribilità alle ferite, una maggiore acutezza visiva, tatuaggi, una accentuata pigrizia.

Gli studi sulla causa della delinquenza e la teoria della delinquenza atavica furono presentati nel volume “L'uomo delinquente” nel 1876 nella quale veniva rappresentata la prima classificazione dei criminali così rappresentata:

  • delinquente nato,
  • epilettico,
  • pazzo,
  • per passione,
  • occasionale

Cesare Lombroso quindi è riconosciuto come colui che ha condotto la criminologia nell'era della scienza.

Al di là dei limiti della sua analisi, Lombroso ha avuto infatti il merito di comprendere che i criminali e i loro crimini potevano essere studiati con un metodo scientifico.

A diversi anni di distanza dalle sue riflessioni la comunità scientifica ha ovviamente ampliato la sua impostazione integrando, per esempio, la sociologia e valutando che la devianza potesse dipendere da fattori sociali e ambientali.

Inoltre le recenti scoperte delle neuroscienze hanno ulteriormente allargato l'orizzonte della criminologia portando l'attenzione degli studiosi sulle alterazioni genetiche cerebrali, strutturali e funzionali, degli autori di crimini violenti e su come queste influenzino lo sviluppo psicologico del soggetto deviante.

Sviluppo strutturale del cervello, caratteristiche dell'ambiente sociale e familiare, ereditarietà genetica, sono quindi confluite per costruire la psicologia degli autori di crimini violenti.

La psicologia evidentemente è risultata basilare nello studio dei criminali e dei crimini.

Studiosi quali Canter hanno affermato che la psicologia è direttamente applicabile allo studio del crimine in quanto questo deve essere visto come una relazione interpersonale tra la vittima e l'autore del reato.

La psicologia criminale studia l'uomo autore di reato, la vittima, la situazione criminale e vittimologica (Gulotta 2002), mentre la psicologia investigativa applica le conoscenze della psicologia al processo dell'investigazione criminale.

Tutte queste discipline convergono al fine di esaminare ed investigare e trattare gli autori di crimini seriali sessuali, violenti e rituali.

Marco Strano nel 2003, per esempio, ha indicato 14 sono i moventi che possono spingere a compiere un crimine in particolare un omicidio: per denaro, per integrazione di gruppo, per il potere criminale, per il proprio successo, per il piacere sessuale, per distruggere le prove di un altro crimine, per vendetta, per gelosia, per invidia, per odio, per far vedere che sei in grado di farlo, per motivi ideologici, per motivi religiosi, per psicopatologia.

Michael Stones (2009) ha proposto la “scala del diavolo” formata da 22 due tipologie di soggetti autori di omicidio di crescente crudeltà:

1. soggetti che hanno ucciso ma non sono assassini ovvero quelli che hanno commesso omicidio per autodifesa e che non mostrano alcun tratto psicopatico;

2. amanti gelosi;

3. complici compiacenti di assassini dominati dagli impulsi con qualche tratto antisociale;

4. assassini per autodifesa ma provocatori della vittima;

5. persone traumatizzate che hanno ucciso parenti o altri e che mostrano il rimorso;

6. impetuosi assassini ma non psicopatici;

7. assassini narcisistici con un'anima psicotica;

8. persone non psicopatiche che provano rabbia e uccidono quando questa rabbia si accende;

9. amanti gelosi con tratti psicopatici;

10. assassini di persone benestanti con alcuni tratti psicopatici;

11. assassini di persone benestanti chiaramente psicopatici;

12. psicopatici assetati di potere che uccidono quando messi in un angolo;

13. personalità inadeguate e aggressive con tratti psicopatici;

14. pianificatori psicopatici, spietati accentratori;

15. coinvolti in baldoria psicopatica sangue freddo omicidi multipli;

16. psicopatici che commettono variazioni ma senza uccidere le loro vittime

17. assassini seriali e sessualmente perversi

18. assassini il cui scopo principale la tortura

19. psicopatici spinti al terrorismo alla sottomissione all' intimidazione al rapimento

20. assassini psicotici e torturano

21. psicopatici dediti alla tortura estrema

22. assassini psicopatici che torturano (serial killer)

Molte sono state le ricerche e gli approfondimenti nel tempo. Ma le origini del Criminal Profiling sono considerate molto recenti in confronto alle altre scienze forensi.

Le origini del Criminal Profiling

Le origini del Criminal Profiling si fanno risalire ai primi tentativi di stilare il profilo psicologico di Jack lo Squartatore effettuate verso la fine dell'Ottocento da Thomas Bond medico legale e da Forbes Winslow esperto di malattie mentali all'epoca dei delitti. Il modus operandi, l'analisi delle vittime e i messaggi pervenuti alla polizia dell'epoca erano stati oggetto di valutazione da parte degli investigatori se pur in modo intuitivo e non strutturato.

Ancora diversi anni dopo il profilo psicologico stilato dallo psichiatra William Langer su Adolf Hitler ha segnato un altro passo importante nell' affermarsi di questa tecnica di analisi criminologica.

Nel 1956 James Brussell, psichiatra, venne chiamato per analizzare i reperti esplosivi e le lettere di rivendicazione inviate the Mad bomber, un dinamitardo che aveva terrorizzato la città di New York.

Nel 1960 si tentò di applicare la psicologia alle indagini in modo più strutturato e scientifico con Howard Teten insieme allo psichiatra Douglas Kelly. Iniziò infatti uno studio scientifico sul comportamento criminale.

Nel 1974 Teten e Mullany svilupparono un programma di negoziazione per gli ostaggi avvalendosi per tale finalità, di tecniche di costruzione del profilo criminale.

Sempre nel 1974 vennero assegnati alla Behavioral Science Unit anche Robert Ressler, Robert Hazelwood e Ault. In seguito John Douglas, Hassel e Strentz, Tony Rider e Kennet Lanning.

Nel 1976 Ressler e Douglas intervistarono in carcere numerosi serial killer con lo scopo di scoprire le correlazioni tra la scena del crimine e le caratteristiche di personalità del reo.

In seguito Anna Burgess si aggiunse con l'incarico di stendere il protocollo dell'intervista e di elaborare i dati che emergevano dalle interviste.

Da questa collaborazione nasceva nel 1992 il Crime Classification Manual, un manuale di classificazione dei crimini violenti del Federal Boreau of Investigation, collaborazione che nel tempo si era strutturata in modo sempre più scientifico sugli elemnti che via via emergevano dagli studi e dall'applicazione sui casi delle ipotesi proposte.

Infatti nel 1984 nasceva il National Center for Analysis of Violent Crime al cui interno confluiva la Behavioral Science Unit (BSU) poi denominata Behavioral Analysis Unit (BAU) oggi divenuta Behavioral Research and Instruction Unit (BRIU).

Attualmente questa unità fornisce la propria consulenza riconsiderando i dati di un crimine violento da una prospettiva comportamentale. La dettagliata analisi del reato permette infatti ai componenti dell'unità di fornire agli investigatori un analisi della scena del crimine, indicazioni investigative, profili psicologici di offender sconosciuti, strategie di colloqui di interrogatorio indicazioni sulle tattiche processuali.

In Italia nel 1994 nasceva sulla stessa linea l'Unità per l'Analisi del Crimine Violento (UACV). Questa unità, parte della Polizia di Stato, è inserita all'interno della direzione centrale anticrimine del servizio di Polizia Scientifica svolgendo supporto alle attività di indagine su casi di omicidi particolarmente efferati apparentemente privi di movente e/o con caratteristiche di serialità.

Il percorso metodologico rigoroso da essa utilizzato si rifà ovviamente a quanto già strutturato negli Stati Uniti e consta di quattro momenti fondamentali:

  1. Esame della scena del crimine.
  2. Analisi della scena del crimine.
  3. Analisi delle informazioni .
  4. Analisi del comportamento criminale.

Nello specifico:

L'esame della scena del crimine. Prevede il sopralluogo tecnico sul luogo del delitto nel caso di reati di particolare rilevanza; dal sopralluogo immediatamente dopo il delitto e durante i rilievi successivi si segue un preciso approccio metodologico finalizzato all'analisi della scena del crimine con l'obiettivo di individuare ogni indizio utile alla ricostruzione della dinamica dell'evento.

L'Analisi della scena del crimine. Consiste nell'analisi sistematica di tutti gli elementi presenti sulla scena; le risultanze dei sopralluoghi specialistici finalizzate ad acquisire i dati verranno utilizzati per realizzare le ricostruzioni tridimensionali della scena del crimine e della dinamica dell'evento criminale.

L'Analisi delle informazioni. Utilizzando una metodologia di tipo logico -deduttivo ed empirico- deduttivo basata su modelli statistici dei dati contenuti nel sistema informatico si può stilare un report con le principali ipotesi di profilo.

L'Analisi del comportamento criminale. Utilizza le informazioni derivanti dall'analisi dei sopralluoghi.

Sempre nelle Forze dell'Ordine nel 2004 nasceva il Reparto Analisi Criminologiche dell'Arma dei Carabinieri (RAC) inserito nel Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (RaCIS)..

Il reparto ha tra le sue attività il supporto alle indagini per elementi di analogia tra fatti delittuosi, la valutazione di profili criminologici, lo studio e la ricerca di analisi della scena del crimine nonché la creazione ed implementazione della banca dati sui crimini violenti.

Il Criminal Profiling e le sue applicazioni

La profilazione criminale è, nella sua accezione più ampia, un insieme di tecniche psicologiche atte ad identificare l'autore di un reato sulla base delle caratteristiche e della natura del reato stesso e delle sue modalità di esecuzione. Ciò in quanto le caratteristiche del crimine sono evidentemente determinate da scelte che il criminale nella sua esecuzione, nella progettazione, nella attuazione e nella reiterazione. Tali scelte, come qualsiasi altra azione umana cono a loro volta correlate alla personalità dell'offender e ai suoi bisogni.

Le tecniche di profilazione criminale quindi possono aiutare gli investigatori ad analizzare le prove della scena del crimine, le vittime e le dichiarazioni dei testimoni con lo scopo di sviluppare una descrizione dell'autore del reato.

Le descrizioni degli elementi fondanti il profilo possono includere tanto l'analisi di variabili psicologiche, quali schemi comportamentali e della personalità, quanto variabili demografiche quali età, etnia e collocazione geografica.

Tali elementi, in considerazione del fatto che l'autore è sconosciuto, possono essere utilizzati dagli investigatori per ridurre il numero degli indiziati, per sottoporre ad interrogatorio strutturato coloro che possono essere i sospettati valutando in anticipo quali gli elementi da approfondire.

Le informazioni ovviamente sono poi integrate con tutti gli altri elementi raccolti al fine di evidenziare la tipologia di personalità e sviluppare una descrizione realistica e utilizzabile del criminale.

La profilazione psicologica quindi può essere descritta quando applicata, come un metodo di analisi di indiziati, composto da tecniche eterogenee, che cerca di identificare le caratteristiche mentali, emotive e personali di un soggetto dall'analisi delle azioni compiute o dalle tracce lasciate sulla scena del crimine.

Alcuni studiosi hanno definito il concetto di Criminal Profiling e l'attività del Profiler.

Secondo Rossi e Zappalà (2005) il Profiling potrebbe essere definito come un processo di inferenza delle caratteristiche di personalità e sociodemografiche di un autore sconosciuto di un reato o di un autore sconosciuto di una serie di reati che rispondono allo stesso articolo del codice penale.

Secondo Kocsis (2003) la pratica dell'Offender Profiling può essere definita come la tecnica di analisi degli schemi di comportamento durante la commissione di un crimine o in una serie di crimini con autore non noto, attraverso cui è possibile costruire un Profilo descrittivo del probabile autore del crimine in questione.

Douglas, Burgess A.W., Burgess A.G., Ressler (2006) lo definiscono invece come l'identificazione delle principali caratteristiche di comportamento e personalità di un individuo, basate sull'analisi delle peculiarità del crimine commesso.

Holmes & Holmes (2009) identificano ancora nel Profilo Criminale una metodica i cui obiettivi sono fornire informazioni circa le caratteristiche sociodemografiche e psicologiche del reo sconosciuto, nonché offrire una consulenza agli investigatori sulle strategie di interrogatorio più efficaci.

Canter e Salfati (1999) utilizzano infine il termine Profilo Criminale per riferirsi a qualsiasi attività che possa essere utile ad inferire le caratteristiche dell'aggressore e del tipo di reato a partire da ogni informazione disponibile.

In relazione a quella che è la realtà italiana, il Profilo Criminale si riferisce al quadro delle caratteristiche di personalità, sociodemografiche e, nel caso di una aggressione di matrice seriale anche la probabile area di residenza, di un autore sconosciuto di uno o più reati, basando le proprie affermazioni su dati statistici e su un'analisi psicocriminologica del delitto.

In Italia Gulotta (2002, 2008 e 2011) ha definito l'analisi investigativa criminale “un processo investigativo che identifica caratteristiche più rilevanti della personalità e dei comportamenti dell'aggressore sulla base del crimine che lui o lei ha commesso”.

Tale approccio ha quindi portato ad alcune risultanze che sono considerabili “cardine” per una prima valutazione del reato.

La comunità scientifica ha da tempo strutturato una classificazione della tipologia di aggressori suddivisa in offender organizzati e disorganizzati, classificazione che rappresenta forse l'elemento più conosciuto del Criminal Profiling.

Innanzitutto va considerato che l'esigenza di semplificare terminologia e linguaggio condiviso tra gli operatori delle forze dell'ordine è stata basilare.

La terminologia tecnica psicologica infatti, per la sua peculiarità e per la sua evidente connotazione clinica, non poteva essere considerata la più utilizzabile in quanto potenzialmente fonte di confusione tra i non addetti ai lavori.

La classificazione dei comportamenti invece rendeva possibile identificare caratteristiche comportamentali e personali riflesse nella scena del crimine e nelle modalità con le quali il reo aveva agito.

Tale analisi si realizzò attraverso una ricerca condotta tra il 1979 e il 1983 su 36 soggetti incarcerati per omicidi a sfondo sessuale. Raccolte le informazioni di 118 omicidi totali si strutturò un protocollo di intervista da cui gli elementi sino ad oggi ancora utilizzati.

Ma quali sono queste caratteristiche?

Le caratteristiche dei criminali organizzati e disorganizzati possono essere così riassunte.

Il criminale organizzato: ha una intelligenza media o superiore, è socialmente competente, ha la possibilità di fare lavori che richiedono delle abilità e conoscenze, è sessualmente adeguato, ha un padre con un'occupazione stabile, un alto ordine di genitura, un'emotività controllata durante il crimine e un utilizzo di alcol legato allo stesso, vive con un partner, segue le notizie del crimine sui media, può aver subito un evento che ha procurato stress precipitante l'evento delittuoso ed è in grado di spostarsi in altra città o cambiare lavoro.

Il criminale disorganizzato: generalmente ha un'intelligenza mediocre o sotto la media, socialmente inadeguato, può avere una occupazione lavorativa ma semplice o precaria, sessualmente inadeguato, ha un basso ordine di genitura, il padre verosimilmente ha una occupazione precaria o situazione di instabilità, ha avuto una disciplina rigida nell'infanzia, presenta una forte ansia durante il crimine, minimo utilizzo di alcol, minimi stress situazionali, vive da solo, vive sufficientemente vicino al luogo del crimine, non presenta interesse nel seguire le notizie dei media e presenta significative modificazioni comportamentali in seguito all'evento (abuso di sostanze stupefacenti o alcol, religiosità eccessiva, ecc.)

Come si presentano le scene del crimine in omicidi organizzati e disorganizzati secondo tali studi?

Per quanto riguarda gli omicidi di un criminale organizzato si rileva la presenza di un'aggressione pianificata, la vittima è persona sconosciuta, personalizza la vittima, controlla la relazione verbale con la vittima, la scena del crimine riflette un controllo, esige una vittima sottomessa, utilizza mezzi di contenzione, compie atti aggressivi prima della morte, occulta il corpo, tracce e prove assenti sulla scena, trasporta la vittima.

Per quanto riguarda la scena del crimine disorganizzata rappresenta un'aggressione improvvisa non pianificata, vittima e luoghi sono conosciuti, depersonalizza la vittima, presenta un minimo controllo verbale, la scena si presenta caotica e disordinata, la violenza sulla vittima è improvvisa, non utilizza contenzione fisica, gli atti sessuali sono successivi alla morte, il cadavere viene lasciato in vista, armi e tracce spesso presenti in loco, il cadavere generalmente viene lasciato nel luogo dell'omicidio.

Per quanto riguarda la tipologia dei reati, parallelamente agli omicidi a sfondo sessuale il Criminal Profiling è stato applicato nei reati di stupro al fine di definire le caratteristiche comportamentali e psicologiche dei “rapist”.

Roy Hazelwood svolse colloqui ed interviste su un campione significativo di soggetti detenuti per violenza sessuale dai cui risultati fu possibile distinguere due categorie di rapist sulla base di comportamenti espressi nel crimine e visibili sulla scena, i selfish (egoisti) e gli unselfish (non egoisti), oltre a tre differenti modalità di approccio della vittima.

Gli stupratori “egoisti” si distinguevano in quanto violenti nei confronti della vittima, minacciosi e denigranti, non avevano remore ad utilizzare la forza fisica, la resistenza e il dolore della vittima non induce a compassione e l'aggressore è focalizzato sulla propria gratificazione.

Gli stupratori “non egoisti” hanno invece un atteggiamento opposto, rassicurano, si scusano con la vittima, si autoinsultano, utilizzano in modo molto limitato la forza, cercano di coinvolgere la vittima, desiderano intimità, l'uso delle armi e delle minacce è solo strumentale per ottenere l'accondiscendenza delle vittime, la resistenza e il dolore inducono l'aggressore a terminare l'aggressione o a limitarla ulteriormente.

Riguardo all'analisi delle modalità utilizzate nell'attuazione del crimine, i risultati ne suddividevano tre principali:

  • confidential: che consisteva nell'utilizzo di scuse e stratagemmi per avvicinare la vittima;
  • blitz: che consisteva nell'utilizzo immediato della forza per ovviare a qualsiasi reazione di difesa della vittima;
  • sorpresa: che consisteva nell'attuazione di agguati o assalti durante il sonno e in luoghi considerati sicuri per l'offender, con utilizzo di armi per minaccia.

Infine, prendendo in considerazione la motivazione dell'aggressione, si definirono ulteriori elementi di classificazione. Di seguito:

Power Reassurance (Compensatory) nel quale il sentimento di inadeguatezza sessuale, la bassa autostima sono alla base dell'aggressione. Generalmente il grado di istruzione e il tipo di occupazione del reo sono di basso livello, possono essere presenti disturbi di orientamento sessuale, di genere o parafilie. Egli non ha relazioni significative e vive generalmente ancora in famiglia. Le vittime sono generalmente sconosciute, della stessa etnia ed età dell'aggressore. Il modus operandi implica un uso molto limitato della violenza, modalità di controllo quali il pedinamento della vittima; l'aggressione generalmente è di breve durata, trattiene qualcosa della vittima come souvenir, si scusa dopo l'aggressione. Geograficamente è stabile e la sua residenza o luoghi abituali sono prossimi alla zona delle aggressioni.

Power Assertive (Explorative)in cui l'aggressore considera l'assalto un modo di esprimere la propria virilità e la propria forza. Generalmente proviene da una famiglia problematica. Le vittime sono della stessa fascia di età e sono scelte sulla base della loro vulnerabilità. Generalmente l'approccio è al principio Confidential per poi scadere rapidamente in una modalità più aggressiva e violenta, con umiliazioni e denigrazioni una volta instaurato il rapporto ed in un luogo sicuro. Non teme di essere catturato e la quota di aggressività aumenta nel corso del tempo.

Anger Retaliatory (Displaced) dove la motivazione principale dell'offender è la rabbia nei confronti delle donne: le aggressioni sono correlate a vendicatività rispetto a offese o torti subiti o immaginati. Proviene da una famiglia problematica, sposato o con relazione stabile, socialmente competente e ben integrato. Sceglie vittime sconosciute della stessa fascia di età o più mature correlabili simbolicamente alle donne che lo hanno offeso. Il suo modus operandi consiste in un attacco blitz, con l'utilizzo della forza fisica o di armi di opportunità. L'attacco ha una durata breve e violenta sessualmente, il linguaggio rabbioso. Generalmente l'attacco può essere derivato da uno stressor significativo nella vita dell'offender.

Anger - Excitation (Sadistic) nel quale l'eccitazione dell'aggressione viene erotizzata e la paura e la sofferenza inflitta alla vittima diventano la principale forma di gratificazione sessuale per il soggetto. L'offender è un soggetto privo di empatia, cinico; manifesta un quadro clinico di tipo antisociale già dalla prima adolescenza. Presenta comunque superficialmente una buona immagine di sé. La famiglia di origine è problematica e può avere un passato correlato ad abusi. Ha un grado di istruzione medio e generalmente lavora ed ha una relazione stabile. Le vittime scelte sono donne sconosciute, deboli e non aggressive. Il primo approccio è di tipo Confidential, utilizza armi, materiale per legare la vittima e attrezzi sessuali che utilizza, una volta pervenuto in un luogo sicuro, per degradare e infliggere dolore e sofferenza per la sua gratificazione sessuale. Può arrivare ad uccidere la vittima nella ricerca di piacere sessuale oppure nel caso che possa identificarlo.

Altri elementi importanti nel Criminal Profiling è inoltre il modus operandi, che è la modalità con la quale il reo compie un comportamento illecito; consiste nei passaggi specifici necessari per compiere il reato. Esso assume un grande significato nel caso in cui si cerchi di trovare collegamenti tra diversi casi. Il linkage è basato su similarità di elementi ed azioni in differenti casi e rappresenta uno degli elementi cardine del crime analysis.

La signature o firma invece costituisce il biglietto da visita del criminale ed è indicativo di ciò che va oltre ciò che è necessario per l'esecuzione del crimine e costituisce quindi una parte significativa e personale dell'offender, elementi unici riconducibili alle sue fantasie legate allo stupro non legate alle esigenze di attuazione.

Infine anche le modalità con le quali il criminale si occupa del corpo della vittima possono rientrare nelle caratteristiche del modus operandi. In particolare:

  • il posizionamento del cadavere, il luogo di abbandono (significativo per un ulteriore sfregio della vittima);
  • l'occultamento del cadavere, al fine di ritardarne il ritrovamento (generalmente è indicativo di una conoscenza o vicinanza tra vittima e aggressore);
  • lo scaricamento del corpo in un luogo qualsiasi (che è indicativo di un'assenza di collegamento tra vittima e offender).

Con il termine staging infine si intende una alterazione della scena del crimine prima dell'arrivo delle forze dell'Ordine al fine di depistare le indagini o per protezione della vittima da parte di persona conosciuta o a lei legata, o, in ultimo di una deliberata modificazione della scena del crimine da parte dell'assassino per rimorso o per simbolicamente porre rimedio (undoing).

Aspetti critici

Molti studiosi hai evidenziato alcune criticità rispetto alla scientificità degli assunti del Criminal Profiling. Esso infatti può aspirare al ruolo di scienza con un proprio percorso metodologico una prassi di formazione e di rigorosa applicazione oppure può rimanere un utile strumento basato sull'intuizione di pochi?

Il modello della Crime Scene Analysis elaborato dalla FBI ha come assunto che il comportamento e le caratteristiche di un singolo individuo possono essere predette a partire dall'analisi statistica di alcune caratteristiche di piccoli campioni provenienti dalla popolazione carceraria, gruppi ristretti di soggetti che hanno commesso delitti simili che possono essere rapportati a quelli di criminali non identificati con cui condividono queste caratteristiche psicologiche che possono quindi essere generalizzate.

Il modello quindi postula che nei crimini violenti seriali senza apparente comprensibile movente esiste sempre un motivo sottostante e che tale motivo si rifletta sulla scena del crimine la cui comprensione è necessaria per inferire le caratteristiche di personalità del reo. In tal senso la valutazione dei comportamenti attuati sulla scena del crimine dal reo evidenzia effettivamente il suo “funzionamento” psichico come qualsiasi altra azione.

Ciò che appare forse un po' troppo meccanicistico è il paradigma implicito che ipotizza che certe condizioni come l'abuso o la mancanza di buone regole di vita durante lo sviluppo psico-evolutivo possano avere incidenza nella attuazione successiva di crimini violenti dapprima fantasticate e poi attuate.

Tale determinismo in effetti non ha un riscontro effettivo.

Infatti alcuni hanno obiettato che il modello non chiarisce come mai alcuni individui vittime di abuso in un ambiente familiare disagiato non intraprendono la carriera criminale ed altri si.

E ancora vi sono stati casi in cui la famiglia del reo non era disfunzionale o violenta. In tal senso i requisiti della falsificabilità non risulterebbero presenti.

Va considerato comunque che tale approccio va ad identificare caratteristiche varie che possono comunque essere utili per ridurre il campione di indiziati e sospettati in casi dove manca movente e conoscenza della vittima. E che possono sempre essere utili al fine di approfondire negli interrogatori elementi importanti relativi al funzionamento psichico del reo che possano incidere sulle sue criticità e debolezze durante le indagini.

Il determinismo dei fattori siano essi genetici o socioambientali alla base di un'ipotetica teoria eziologica del crimine però non può mai essere applicato come nesso di causa-effetto come sempre nell'ambito delle scienze umane, essendo gli elementi da integrare (esperienziali e di vita) sostanzialmente diversi e difficilmente replicabili, legati in modo intrinseco alla storia dell'individuo. Tale determinismo quindi può semplicemente essere verificato successivamente quando la storia del reo è nota.

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