Gioco legale: l'insensata demonizzazione dell'unico presidio contro l'illegalità

Giancarlo Marzo
25 Luglio 2022

A venticinque anni da quell'Italia Norvegia del 27 giugno 1998 che ha consacrato, anche in Italia, alla legalizzazione del gioco gestito dalla Stato, si può fare un bilancio di ciò che è stato, ragionare su come poteva essere ed individuare le migliori strategie per il futuro. In questi cinque lustri c'è stata una trasformazione degli usi costumi sociali senza precedenti. L'avvento del world wide web ha messo in contatto persone localizzate alle parti opposte del globo che, in passato, non si sarebbero mai neppure incrociate. Connessioni immediate e scambi di esperienze che, certamente, hanno determinato maggiore apertura al cambiamento.
Premessa

Il contesto sopra descritto ha reso possibili trasformazioni dell'ordinamento giuridico che in passato sarebbero state impensabili. Ne è esempio, per l'appunto, la legalizzazione di un settore come quello del gambling, da sempre associato al male assoluto in ragione della sua connaturata idoneità a nuocere alla salute mentale e a creare una dipendenza patologica del tutto assimilabile a quella delle droghe. Dopo l'iniziale diffidenza, infatti, l'opinione pubblica inizia a comprendere la scelta di legalizzare un'attività non equivale all'approvazione etica e morale della stessa da parte dello Stato ma può, talvolta, giustificarsi nell'opposta finalità di monitorarne e contenerne gli effetti.

I numeri in gioco

Un'analisi oggettiva dei primi vent'anni del gioco pubblico deve essere fondata sui numeri. Quattro, sono i principali comparti della filiera del gioco legale per volumi di raccolta. Al primo posto c'è il comparto degli apparecchi da intrattenimento che distribuiscono vincita in denaro (Awp e Vlt). A seguire, nell'ordine, “scommesse e giochi pronostici”, “lotterie e bingo” e il comparto “eSports”. Oltre 10.000, sono le imprese che operano nel settore del gambling. 150.000, i lavoratori impiegati.

Il volume d'affari registrato nel 2019 ammonta a 130 miliardi di euro, con un incremento del 25% rispetto al 2015 e di oltre il 700% dal 2000.

Demonizzazione di un settore da incentivare

Nonostante i numeri da capogiro e il trend in continua crescita, gli attacchi e le speculazioni etiche e morali di politica e media inducono l'opinione pubblica, ancora oggi, ad accostare impropriamente il settore all'illegalità.

La ratio della legalizzazione, al contrario, risiede proprio volontà di regolamentare un fenomeno esistente dall'alba dei tempi e che mai nessun divieto è riuscito a cancellare. Un fenomeno non sopprimibile in quanto intrinseco nella natura umana la cui criminalizzazione non faceva che avvantaggiare il suo monopolio gestionale da parte della malavita organizzata e privare i giocatori di qualsiasi tutela.

Il gioco legale costituisce, al contempo, un deterrente contro le infiltrazioni criminali e uno strumento di tutela del giocatore da abusi incontrollati.

Le regole del settore, infatti, sono chiare e ben diverse dal parallelo mondo illegale. Basti pensare che in un comparto come quello degli apparecchi da intrattenimento (AWP e VLT), che assorbe oltre il 70 per cento della raccolta dell'intero settore, a fronte di 100 euro raccolta, l'importo di 85 euro rappresenta il pay out, ossia vincita che obbligatoriamente deve essere restituita ai giocatori e 10 euro rappresentano il gettito erariale. Il guadagno lordo dei player, dunque, ammonta a 5 euro, importo generalmente spettante, per il 50 per cento, al Concessionario e per la parte residua, tra il Gestore e l'Esercente.

Il monopolio statale, nondimeno, ha generato nuovi posti di lavoro e avvantaggiato l'intera collettività trasformando in entrate erari i proventi che, altrimenti, resterebbero nelle mani delle organizzazioni criminali.

Il gioco legale, in conclusione, è l'unica arma in grado di privare il fenomeno illegale della sua stessa ragion d'essere.

Riforma fiscale per la sopravvivenza del sistema

Pur rappresentando un vero e proprio salvadanaio dello Stato, l'Industria del gioco legale è priva di una regolamentazione fiscale organica. L'attuale assetto tributario del prevede forme di prelievo differenziate per ogni comparto, ripetutamente modificate nel corso degli anni tramite interventi non sempre coordinati e coerenti.

Al fine di dare agli operatori nuove certezze è stato, quindi, recentemente, avviato un tavolo tecnico di confronto tra le organizzazioni di categoria e le Istituzioni, allo scopo di definire le nuove regole del gioco.

Un tassello fondamentale della riforma del gaming dovrebbe, quindi, consistere proprio in una revisione dell'attuale assetto fiscale, in un'ottica di semplificazione e riduzione del prelievo sul comparto e la previsione, per il futuro, della tassazione sul margine per tutte le tipologie di raccolta di gioco legale, sul modello di altri Paesi europei, con aliquote più eque che consentano la sostenibilità economica delle aziende attive nel settore.

Stante, dunque, l'importanza delle questioni sopra riportate e sollevate dagli “addetti ai lavori”, lo Studio Marzo e associati ha dedicato un opportuno approfondimento all'interno del Volume “Fiscalità del gaming”, edito da Giuffrè Francis Lefebvre. All'interno del Volume – anche alla luce delle esperienze maturate sul campo – si è evidenziata la necessità di provvedere, quanto prima, al riordino delle regole che sorreggono il comparto, restituendo una fiscalità più equa nell'interesse dello Stato, degli operatori e degli stessi giocatori, che dopo le limitazioni ed il dilagante ritorno al proibizionismo degli ultimi anni, rischiano di essere sempre più indirizzati verso criminalità e patologie. Il testo si presenta, quindi, come un utile fonte di dati ed analisi anche per le associazioni di categoria e i tavoli tecnici della politica che si accingono a stendere le riforme in attesa dei nuovi bandi di gara per il rilascio delle nuove concessioni.

Peraltro, proprio in considerazione dell'attenzione da tempo dedicata dallo Studio Marzo Associati al settore del gambling, recentemente, è arrivato il primo prestigioso riconoscimento di squadra per il lavoro svolto: durante l'evento tenutosi la sera del 14 luglio 2022, allo Studio Marzo Associati è stato, infatti, attribuito il premio* Legalcommunity Italian Awards 2022 come best practice fiscalità del gambling.

[*Il premio costituisce, certamente, uno stimolo a proseguire, con rinnovato impegno ed entusiasmo nell'attività professionale e di studio della materia, svolta anche in collaborazione con il Dr. Francesco Scardovi, commercialista e tributarista specializzato da oltre un ventennio nel comparto del gaming. È previsto, in particolare, che dalle sinergie dei due studi nasca, a breve, una nuova realtà, ovvero il primo studio di consulenza dedicato esclusivamente al gioco legale, a cui parteciperanno anche altri riconosciuti professionisti del settore].

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