Ente pubblico non economico: applicazione di un CCNL e svolgimento di fatto di mansioni superiori

18 Maggio 2023

L'applicazione ai dipendenti di un ente pubblico non economico di un CCNL non impedisce la qualificazione del rapporto in termini di lavoro pubblico, con conseguente applicazione dell'art. 52 D.lgs. n. 165/2001.

Se ai dipendenti di un ente pubblico economico è applicato un CCNL per la determinazione del trattamento giuridico-economico e per le qualifiche, trova applicazione anche la disciplina privatistica in materia di riconoscimento del livello di inquadramento superiore ove il lavoratore abbia svolto di fatto mansioni corrispondenti a tale livello?

Sebbene la disciplina del rapporto di lavoro anche dei dipendenti degli enti pubblici non economici sia rimessa alla discrezionalità del legislatore (nei limiti dei canoni costituzionali), la giurisprudenza di legittimità è consolidata nel senso che l'applicazione, ai rapporti di lavoro con suddetti enti, di un CCNL non osta alla qualificazione del rapporto in termini di lavoro pubblico. In materia, infatti, si ritiene principio generale quello della tendenziale omogeneità nella disciplina del lavoro pubblico privatizzato, fatte salve esplicite e specifiche previsioni legislative rispetto a singole situazioni.

Declinando tale principio nel caso sottoposto, il richiamo alla contrattazione collettiva deve intendersi strettamente inerente alle qualifiche di inquadramento dei lavoratori e alle mansioni esigibili, nonché al trattamento giuridico-economico ivi previsto. Viceversa, non potrebbe operare la disciplina di acquisizione del diritto all'inquadramento superiore per effetto dell'esercizio di fatto delle corrispondenti mansioni, trovando applicazione la diversa regola prevista dall'art. 52 D.lgs. n. 165/2001.

Diversamente opinando, infatti, verrebbe frustrata la ratio alla base della disciplina specifica in materia (i.e. garantire il buon andamento in vista della programmazione e sostenibilità finanziaria dell'ente), la quale sarebbe alterata dalla possibilità che comportamenti di fatto possano comportare acquisizioni di diritto ad inquadramenti superiori, a prescindere da concorsi, vacanze di posti, ecc.

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