Onere di prova analitica per ogni versamento finito sotto la lente del Fisco
27 Settembre 2017
Nel caso di movimenti bancari contestati, il contribuente deve offrire prova analitica per ogni versamento che sia oggetto di controllo da parte del Fisco. Lo ricorda la Corte di Cassazione con l'ordinanza del 26 settembre 2017 n. 22395.
Nel caso in esame, le Entrate proponevano ricorso nei confronti di un contribuente, avverso la sentenza della CTR con la quale era stata riformata la decisione di primo grado favorevole al Fisco. Nell'accogliere il gravame del contribuente, i giudici di merito avevano affermato che i versamenti in contante sul conto corrente si riferivano allo stipendio netto annuo percepito in Svizzera ed allo stipendio da lavoro dipendente espletato presso una società; la mancanza della dichiarazione dei redditi per l'anno contestato era giustificata dal fatto che in quell'anno l'uomo aveva percepito solo redditi da lavoro dipendente.
«In tema di accertamento delle imposte sui redditi, qualora l'accertamento effettuato dall'ufficio finanziario si fondi su verifiche di conti correnti bancari, l'onere probatorio dell'Amministrazione è soddisfatto attraverso i dati e gli elementi risultati dai conti predetti, determinandosi un'inversione dell'onere della prova a carico del contribuente, il quale deve dimostrare con una prova non generica ma analitica per ogni versamento bancario, che gli elementi desumibili dalla movimentazione bancaria non sono riferibili ad operazioni imponibili». Nel caso in esame, non c'era correlazione temporale tra i dati considerati dalla CTR ai fini della valutazione della prova contraria offerta dal contribuente e l'anno oggetto di accertamento. |