Jobs Act e tutele crescenti, l’analisi e i costi dalla Fondazione Studi CdL

07 Gennaio 2015

Gli esperti della Fondazione, con la Circolare n. 1/2015 pubblicata in mattinata, analizzano i profili economici e giuridici del nuovo contratto a tutele crescenti, per poi effettuare un raffronto del costo del lavoro tra le principali tipologie contrattuali in vigore.

Con la prima Circolare del 2015, gli esperti della Fondazione esaminano i profili giuridici ed economici della nuova forma contrattuale introdotta dal Jobs Act, il contratto a tutele crescenti, per poi effettuare un raffronto sul costo del lavoro delle principali tipologie contrattuali in vigore, i cui risultati vengono evidenziati nella tabella riassuntiva.

Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, sottolinea come le buone regole non creino automaticamente occupazione, ma necessitino di interventi a sostegno dell'economia: “d'altronde, è dal lavoro autonomo che nasce quello subordinato e non viceversa”.

E se da un parte va salutato con favore il superamento della diversificazione tra imprenditori e professionisti, dall'altra il contratto a tutele crescenti non porterà nuova occupazione, ma stabilizzerà lavoratori già occupati e, risultando più conveniente, potrebbe determinare l'accantonamento del già indebolito contratto di apprendistato, creando un “sistema sempre più incentrato sul lavoro subordinato a tempo indeterminato, che va nella direzione opposta non solo delle esigenze di chi l'occupazione la crea; ma anche del volere espresso dall'Esecutivo”.

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