Cass.civ., sez. lavoro, 21 gennaio 2015, n. 1036
Il caso. Lavoratore colto in flagrante mentre sottraeva denaro dal portafoglio del collega di lavoro.
Semplice errore, sostiene, a propria difesa, l'uomo, aggiungendo di avere anche restituito i soldi erroneamente, appunto, presi dal portafoglio. Ma è tutto inutile: vista la gravità della condotta, difatti, viene sancita la legittimità del licenziamento adottato dall'azienda (Cass., sentenza n. 1036/2015, Sezione Lavoro, depositata oggi).
A terra... Scenario della vicenda è lo spazio angusto della «cabina di pilotaggio di un aeromobile, fermo sulla pista dell'aeroporto». Lì, difatti, l'uomo – dipendente della vecchia ‘Alitalia spa' come «pilota» – si ritrova ad armeggiare con un portafoglio, da cui estrae alcune banconote. Ma vi è un piccolo particolare, per nulla secondario... il portafoglio è quello del «comandante pilota».
Di fronte a questa incresciosa situazione, emersa in maniera clamorosa, l'azienda opta per il provvedimento più estremo: l'uomo viene «licenziato». E la dura decisione viene ritenuta assolutamente non discutibile dai giudici di merito, che ne sanciscono la piena legittimità.
E ora, a chiudere la vicenda, arriva anche il parere definitivo dei giudici della Cassazione, i quali, respingendo le obiezioni mosse dall'uomo, confermano e cristallizzano il «licenziamento» messo ‘nero su bianco' da ‘Alitalia spa'.
Inaccettabile la tesi difensiva del mero «errore», poggiata, dall'uomo, sulla presunta «somiglianza del proprio portafoglio a quello del collega». Irrilevante, in quest'ottica, anche il richiamo al fatto che le «somme di denaro» erano state poi «restituite» al legittimo proprietario.
Unico dato certo, invece, è la «condotta lesiva» tenuta dall'uomo, condotta che, sanciscono i giudici, rende corretta la decisione dell'azienda di optare per il «licenziamento».