Niente velo islamico per la lavoratrice musulmana, per la Corte di Giustizia non è discriminazione
15 Marzo 2017
La norma del regolamento interno di un'impresa che vieta di indossare segni visibili di convinzioni politiche, filosofiche o religiose non costituisce una discriminazione. La volontà del datore di lavoro di adottare una politica di neutralità è del tutto legittima e non viola il principio di parità di trattamento. Lo ha sancito la Corte di Giustizia con sentenza del 14 marzo 2017, causa C-157/15 (EU:C:2017:203 E 204, C-157 E 188/15).
Il caso. Un'impresa fornitrice di servizi di ricevimento e accoglienza a clienti, sia del settore pubblico che privato, assumeva una lavoratrice musulmana come receptionist. In virtù di una regola, non scritta, interna all'azienda essa non poteva indossare il velo islamico sul luogo di lavoro.
Nessuna discriminazione della norma interna all'impresa che vieta il velo islamico ai suoi dipendenti. La Corte di Giustizia rileva che la norma del regolamento interno dell'impresa riferendosi al fatto di indossare segni visibili di convinzioni politiche, filosofiche o religiose, tratta in maniera identica tutti i dipendenti, imponendo loro, indiscriminatamente, una neutralità di abbigliamento. Pertanto, non può dirsi violato il principio di parità di trattamento.
Fonte: dirittoegiustizia.it |