CdM: primo sì al decreto di riforma della dirigenza pubblica

La Redazione
26 Agosto 2016

Nell'ambito della Riforma della pubblica amministrazione, è stato approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, in esame preliminare, il decreto legislativo recante la disciplina della dirigenza della Repubblica ai sensi dell'art. 11, L. n. 124/2015.

Nell'ambito della Riforma della pubblica amministrazione, è stato approvato ieri dal Consiglio dei Ministri n. 126/2016, in esame preliminare, il decreto legislativo recante la disciplina della dirigenza della Repubblica ai sensi dell'art. 11, L. n. 124/2015.

In particolare, il sistema della dirigenza è costituito dal ruolo dei dirigenti:

  • statali
  • regionali,
  • locali.

Ogni dirigente può coprire qualsiasi ruolo dirigenziale, infatti la qualifica dirigenziale (alla quale si accede per corso-concorso o per concorso) è unica. La SNA (Scuola nazionale dell'amministrazione) viene trasformata in Agenzia, senza nuovi oneri per la finanza pubblica, e svolge ruolo di reclutamento e formazione del personale della P.A. sotto la vigilanza della Presidenza del CdM.

Inoltre, è istituita la Commissione per la dirigenza statale, che opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio nelle sue funzioni di preselezione dei candidati ai fini del conferimento degli incarichi generali e di valutazione ex post delle scelte effettuate dalle amministrazioni per altri incarichi.

L'incarico dirigenziale ha durata di 4 anni, rinnovabile per altri 2 in caso di valutazione positiva o per necessità del completamento delle procedure per il conferimento del nuovo incarico. I dirigenti privi di incarico, concluso il mandato, devono partecipare ad almeno 5 interpelli all'anno; il primo anno percepiscono il trattamento economico fondamentale e il secondo anno lo stesso decurtato di un terzo. Il dirigente cui è revocato l'incarico per inadempienza ha 1 anno di tempo per avere un nuovo incarico, altrimenti scatta la licenziabilità.

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