Demansionamento del dipendente e inversione dell'onere della prova

La Redazione
05 Luglio 2018

In tema di demansionamento del lavoratore, quando questi alleghi un atto di assegnazione di mansioni inferiori riconducibile all'inesatto adempimento dell'obbligo gravante sul datore di lavoro, ex art. 2103 c.c., incombe sul datore stesso l'onere di dimostrare l'esatto adempimento del proprio obbligo.

Il caso. La Corte d'appello di Cagliari ha condannato la società datrice di lavoro al risarcimento del danno da demansionamento - sia patrimoniale sia biologico permanente - in favore del lavoratore, affermando che è onere del datore di lavoro fornire una ragione delle proprie scelte, soprattutto se le modifiche riguardino un solo dipendente.

Demansionamento e onere della prova del datore di lavoro. La Cassazione, nel decidere sulla questione della inversione dell'onere della prova in caso di ravvisato demansionamento del lavoratore, nel richiamare la precedente sentenza del 18 gennaio 2018, n. 1169 afferma che, qualora il lavoratore alleghi un demansionamento riconducibile ad inesatto adempimento dell'obbligo gravante sul datore di lavoro ai sensi dell'art. 2103 c.c., incombe su quest'ultimo l'onere di provare l'esatto adempimento del proprio obbligo: o attraverso la prova della mancanza in concreto del demansionamento, ovvero attraverso la prova che fosse giustificato dal legittimo esercizio dei poteri imprenditoriali o disciplinari oppure, in base all'art. 1218 c.c., a causa di un'impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile (cfr., tra le altre, oltre alla richiamata Cass. 18 gennaio 2018, n. 1169, anche Cass. 3 marzo 2016, n. 4211; Cass. 6 marzo 2006, n. 4766).


La Suprema Corte rigetta pertanto il ricorso.

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