Osservatorio sulla Cassazione – Gennaio 2019
14 Febbraio 2019
Alle Sezioni Unite la questione della competenza delle Sezioni Specializzate: autonoma o tabellare? Cass. Civ. – Sez. I – 30 gennaio 2019, n. 2723, ord. interlocutoria Viene rimessa al Primo Presidente, per assegnazione alle Sezioni Unite, la questione relativa alla competenza delle Sezioni Specializzate: se possa configurarsi una competenza autonoma, in senso tecnico, in materia d'impresa con riguardo all'ufficio giudiziario cui le Sezioni Specializzate appartengono, ovvero se si debba parlare di competenza in senso lato, o interna, non trattandosi di autonomi uffici giudiziari, per cui la questione avrebbe un rilievo esclusivamente tabellare.
Informazioni fuorvianti nell'OPV: l'emittente risponde del danno agli investitori Cass. Civ. – Sez. I – 30 gennaio 2019, n. 2654, sent. In tema di offerte pubbliche di vendita, l'imputabilità all'emittente di informazioni fuorvianti al pubblico dei potenziali investitori comporta la responsabilità per il danno subito dagli acquirenti e consistente nella differenza tra il prezzo di acquisto e il minor prezzo che si sarebbe potuto ricavare fornendo al pubblico informazioni corrette e rappresentative della situazione societaria al momento dell'OPV, dovendosi presumere, in difetto di prova contraria, che la non veridicità del prospetto medesimo abbia influenzato l'investimento del sottoscrittore.
Concorso tra la responsabilità aquiliana degli amministratori e quella contrattuale della società Cass. Civ. – Sez. III – 30 gennaio 2019, n. 2540, ord. L'inadempimento contrattuale della società non implica, di per sé, responsabilità degli amministratori nei confronti del terzo, atteso che tale responsabilità, extracontrattuale, postula fatti illeciti direttamente imputabili a comportamento doloso o colposo degli amministratori medesimi, ex art. 2395 c.c. E' configurabile un concorso tra l'illecito contrattuale della società e quello extracontrattuale dell'amministratore, a tale fine è, però, necessario che tra l'inadempimento della società e il comportamento di chi abbia esercitato, anche in via di fatto, le funzioni di amministratore esista un nesso di causalità necessaria.
Bancarotta semplice: basta la colpa, anche nella scelta dei soggetti estranei incaricati della tenuta delle scritture contabili Cass. Pen. – Sez. V – 25 gennaio 2019, n. 3720, sent. Ai fini dell'integrazione della bancarotta semplice, ex art. 217, comma 2, l. fall., l'elemento soggettivo può essere costituito sia dal dolo che dalla colpa, ravvisabili quando l'agente ometta, con coscienza e volontà o per semplice negligenza, di tenere le scritture contabili; nè vale ad escludere la colpa l'aver affidato a soggetti estranei all'amministrazione dell'azienda la tenuta delle scritture e dei libri contabili. Per la bancarotta fraudolenta documentale, ex art. 216, comma 1, n. 2, l. fall., è invece richiesto il dolo generico consistente nella coscienza e volontà dell'irregolare tenuta delle scritture, con la consapevolezza che ciò renda impossibile la ricostruzione delle vicende patrimoniali della società.
I reati fiscali dell'amministratore, di fatto o di diritto, richiedono il dolo specifico Cass. Pen. – Sez. III – 21 gennaio 2019, n. 2570, sent. Il dolo specifico dei reati fiscali di cui agli artt. 5, 8, 10 d.lgs. n. 74/2000, in capo all'amministratore di diritto di una società che abbia le caratteristiche di un "prestanome" può essere desunto dal complesso dei rapporti tra questo e l'amministratore di fatto, nell'ambito dei quali assumono decisiva valenza la macroscopica illegalità dell'attività svolta e la consapevolezza di tale illegalità da parte dello stesso amministratore di fatto. Sussiste, in altri termini, la responsabilità dell'amministratore di diritto, a titolo di concorso con l'amministratore di fatto, non già ed esclusivamente in virtù della posizione formale rivestita all'interno della società, ma in ragione della condotta omissiva dallo stesso posta in essere, consistente nel non avere impedito, ex art. 40, comma 2, c.p., l'evento che aveva l'obbligo giuridico di impedire, e cioè nel mancato esercizio dei poteri di gestione della società e di controllo sull'operato dell'amministratore di fatto, connaturati alla carica rivestita.
Responsabilità fiscale dell'associazione: non basta la carica di amministratore di diritto Cass. Civ. – Sez. VI – 21 gennaio 2019, n. 1489, ord. Ai fini della responsabilità tributaria per illeciti di una associazione non riconosciuta, non è sufficiente la la mera sussistenza di un incarico direttivo gestionale nell'ambito della associazione, essendo invece necessario dimostrare il ruolo concretamente tenuto. La responsabilità personale e solidale prevista dall'art. 38, comma 2, c.c., per colui che agisce in nome e per conto dell'associazione non riconosciuta non è collegata alla mera titolarità della rappresentanza dell'associazione, bensì all'attività negoziale effettivamente svolta per conto di essa e risoltasi nella creazione di rapporti obbligatori fra questa ed i terzi, con la conseguenza che chi invoca in giudizio tale responsabilità è gravato dall'onere di provare la concreta attività svolta in nome e nell'interesse dell'associazione, non essendo sufficiente la dimostrazione in ordine alla carica rivestita all'interno dell'ente.
Cessione d'azienda: il marchio va compreso nel valore di avviamento Cass. Civ. – Sez. Trib. – 17 gennaio 2019, n. 1118, sent. In caso di cessione d'azienda, il marchio deve essere compreso nel valore di avviamento della stessa, se fa parte del complesso dei beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa. La principale funzione del marchio, infatti, consiste nella possibilità di identificare la provenienza, di un prodotto o di un servizio, in modo che possa essere tenuto distinto da prodotti, simili o identici, forniti da imprese concorrenti. Nel bilancio di esercizio redatto secondo gli schemi previsti dagli artt. 2424 e 2425 c.c. i marchi trovano, in particolare, la loro rappresentazione nell'attivo dello stato patrimoniale, alla voce "concessioni, licenze, marchi e diritti simili”.
Bancarotta e fusione societaria: la responsabilità degli amministratori della società incorporata Cass. Pen. – Sez. V – 16 gennaio 2019, n. 1984, sent. La dichiarazione di fallimento della società incorporante è idonea, nel concorso delle altre condizioni di legge, a determinare la punibilità della condotte poste in essere dagli amministratori della società incorporata, e la stessa incorporazione di una società gravata da note passività o da obbligazioni insolute costituisce - ove le medesime incidano sulla derivata situazione economica e patrimoniale dell'incorporante, aggravandola - condotta distrattiva.
Responsabilità dei sindaci di società di intermediazione quotata per omessa vigilanza Cass. Civ. – Sez. II – 9 gennaio 2019, n. 301, sent. In tema di sanzioni amministrative per violazione delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, la complessa articolazione della struttura organizzativa di una società di investimenti non può comportare l'esclusione o l'affievolimento del potere-dovere di controllo in capo ai componenti del collegio sindacale, il quali, in caso di accertate carenze delle procedure aziendali predisposte per la corretta gestione societaria, sono sanzionabili a titolo di concorso omissivo quoad functionem. Nelle società quotate in borsa, il dovere di vigilanza e controllo del collegio sindacale si fa ancora più stringente; per altro verso, le norme di autodisciplina previste da disposizioni interne, ancorché maggiormente stringenti rispetto alle disposizioni di portata generale poste dalla legge, sono da considerarsi cogenti: nel momento in cui la società, all'esito di una scelta del tutto libera, decide di adottare norme di condotta aziendale e di estrinsecare tale decisione al mercato, è vincolata alla loro osservanza.
Lecita la clausola che prevede la gratuità dell'incarico di amministratore Cass. Civ. – Sez. I – 9 gennaio 2019, n,. 285, ord. Deve ritenersi lecita la clausola statutaria che preveda la gratuità dell'incarico di amministratore di società: quest'ultimo, infatti, è legato all'ente da un rapporto di tipo societario, il quale esula dall'ambito applicativo dell'art. 409 c.p.c. e non può essere qualificato in termini di lavoro subordinato, parasubordinato o di prestazione d'opera professionale. Dalla specialità del rapporto deriva l'inapplicabilità dell'art. 36 Cost.
Errata segnalazione alla Centrale rischi: il danno non è in re ipsa Cass. Civ. – Sez. I – 8 gennaio 2019, n. 207, ord. In caso di illecito trattamento dei dati personali per illegittima segnalazione alla Centrale dei rischi, il danno, sia patrimoniale che non patrimoniale, non può essere considerato "in re ipsa" per il fatto stesso dello svolgimento dell'attività pericolosa. Anche nel quadro di applicazione dell'art. 2050 c.c., il danno, e in particolare la "perdita", deve essere sempre allegato e provato da parte dell'interessato. |