Arto amputato per il ragazzo vittima di un incidente: evidente la lesione morale subita dai genitori

Redazione Scientifica
29 Gennaio 2020

I genitori del ragazzo hanno citato in giudizio azienda sanitaria e medici dell'ospedale, chiedendo un adeguato risarcimento. Ora i Giudici chiariscono che in questa vicenda è logico presumere il danno non patrimoniale da questi subito, consistente nella sofferenza morale patita dal figlio.

Dramma per una coppia di genitori: il figlio rimane coinvolto in un brutto incidente stradale, riportando lesioni fisiche gravissime che prima lo obbligano a un lungo ricovero in una clinica e poi, purtroppo, gli costano l'amputazione di una gamba.
Immaginabile il loro dolore. Logico, quindi, secondo i giudici, riconoscere anche “il danno “ da loro subito a causa della “sofferenza morale patita” dal figlio. Decisiva, in questa ottica, “la gravità delle lesioni” riportate dal ragazzo e “la convivenza familiare strettissima, propria del rapporto filiale” (Cass. civ., ord. n. 1640/2020, sez. VI - 3).

Ripercussioni. La terribile disavventura vissuta dal ragazzo – sempre sostenuto dai suoi genitori – ha, come detto, su di lui evidenti ripercussioni fisiche e morali. Allo stesso tempo, però, ha anche uno strascico giudiziario, poiché madre e padre citano in giudizio l'azienda sanitaria e i medici dell'ospedale, ritenendoli colpevoli per «la perdita della gamba destra» subita dal loro ragazzo e chiedendo un adeguato risarcimento.
La domanda avanzata dai due genitori viene accolta in Tribunale ma respinta in Corte d'appello, laddove i giudici ritengono impossibile presumere «il danno» da loro lamentato solo alla luce delle «lesioni» subite dal figlio e dalla «convivenza familiare» sotto lo stesso tetto.

Sofferenza. A smentire nettamente i giudici di secondo grado provvede la Cassazione, stabilendo che «il danno non patrimoniale consistente nella sofferenza morale patita dal prossimo congiunto di una persona lesa dall'altrui illecito può essere dimostrato ricorrendo alla prova presuntiva, tipicamente integrata dalla gravità delle lesioni – quali la perdita di un arto inferiore – in uno alla convivenza familiare strettissima, propria del rapporto filiale».
Illogico, secondo i Giudici del ‘Palazzaccio', chiedere ulteriori prove specifiche in questo caso. Soprattutto tenendo presenti «le lesioni gravissime» riportate dal ragazzo, e dalla vicinanza materiale – ma anche morale – dei suoi genitori, simboleggiata non solo dal rapporto filiale ma anche dalla convivenza.

(FONTE: dirittoegiustizia.it)

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