Gli effetti della notifica del pignoramento al terzo proprietario sulla prescrizione del diritto

23 Settembre 2020

La notifica del pignoramento al terzo proprietario determina non solo l'interruzione, ma anche la sospensione, ai sensi dell'art. 2945, secondo comma, c.c., del decorso della prescrizione del diritto anche nei confronti del debitore diretto, che è comunque parte del processo esecutivo. Tuttavia, affinché tale risultato si verifichi, è necessario che il debitore principale sia coinvolto nel processo esecutivo. Occorre, quindi, che almeno un atto del processo di espropriazione gli sia portato a conoscenza. Dunque, l'osservanza dell'art. 604, secondo comma, c.p.c. è condizione necessaria e sufficiente affinché l'azione esecutiva contro il terzo proprietario interrompa la prescrizione del diritto garantito e ne sospenda il decorso per tutta la durata del processo esecutivo anche nei confronti del debitore. In difetto delle relative comunicazioni, invece, il creditore non potrà invocare nei confronti del debitore l'efficacia interruttiva e sospensiva dell'azione espropriativa intrapresa contro il terzo proprietario.
Massima

La notifica di un pignoramento immobiliare contro il terzo proprietario, ai sensi degli artt. 602 ss. c.p.c., produce l'effetto di interrompere la prescrizione del credito azionato (art. 2943, comma 1, c.c.), e di sospenderne il decorso (art. 2945, comma 2, c.c.), anche nei confronti del debitore diretto, purché lo stesso venga sentito nei casi previsti dall'art. 604, comma 2, c.p.c. o il creditore gli abbia comunque dato notizia dell'esistenza del processo esecutivo e fermo restando che l'effetto sul decorso della prescrizione sarà solamente interruttivo ma non sospensivo nel caso di estinzione del procedimento ex art. 2945, comma 3, c.c.

Il caso

La decisione in esame trae origine dalla seguente vicenda: un istituto di credito aveva erogato un finanziamento garantito da ipoteca iscritta su beni immobili di proprietà di soggetti terzi. A fronte dell'inadempimento del debitore, l'istituto di credito notificava l'atto di precetto a tutti i soggetti, mentre notificava l'atto di pignoramento immobiliare solo ai terzi datori di ipoteca.

A distanza di molti anni, la procedura esecutiva veniva dichiarata estinta, visto: - il decesso di uno dei terzi proprietari anteriore alla data del pignoramento; - la mancanza dell'annotazione di tale avvenimento all'interno della documentazione ipocatastale; - nonché la mancata notifica del pignoramento agli eredi del de cuius.

Dopo qualche anno, la cessionaria del credito notificava un nuovo atto di precetto al debitore garantito, nonché agli eredi del terzo datore di ipoteca, avverso il quale i predetti proponevano opposizione, lamentando l'intervenuta prescrizione del credito a garanzia del quale era stata concessa l'ipoteca.

Il Tribunale accoglieva l'opposizione. La società cessionaria proponeva appello sostenendo che il termine di prescrizione era stato interrotto in modo permanente per effetto dell'espropriazione intrapresa e che il nuovo termine era iniziato a decorrere solo dall'estinzione della predetta espropriazione.

La Corte di appello rigettava l'appello, per cui la società proponeva ricorso per cassazione, ribadendo che la notificazione dell'atto di precetto al debitore è sufficiente per estendere anche a costui gli effetti interruttivi permanenti del successivo pignoramento, anche se quest'ultimo era stato notificato solo ai terzi datori di ipoteca.

La questione

Ci si chiede se in un'espropriazione contro il terzo proprietario ex art. 602 e ss. c.p.c. la notifica dell'atto di precetto al debitore sia sufficiente ad estendere anche a costui gli effetti interruttivi permanenti del successivo pignoramento, anche se quest'ultimo sia stato notificato ai soli terzi datori di ipoteca.

Ovvero, se sussiste litisconsorzio necessario fra debitore e terzi datori di ipoteca, per cui gli effetti del processo esecutivo intrapreso nei confronti dei terzi datori di ipoteca si estenderebbero automaticamente anche al debitore.

Le soluzioni giuridiche

La Terza sezione della Cassazione, con la sentenza in commento, ha rigettato il ricorso, sostenendo che con l'atto di precetto non ha inizio il processo esecutivo e quindi lo stesso non risponde alla fattispecie delineata dall'art. 2943, primo comma, c.c. Il precetto non è un atto diretto alla instaurazione di un giudizio, né del processo esecutivo, sicché interrompe la prescrizione senza effetti permanenti.

Inoltre, nell'ipotesi di espropriazione contro il terzo proprietario non sussiste un litisconsorzio necessario fra il debitore principale ed i terzi datori di ipoteca, atteso che il debitore non è legittimato passivo dell'azione esecutiva; per cui, una volta avvertito il debitore dell'imminente espropriazione del bene, il pignoramento e gli altri atti esecutivi devono essere compiuti nei soli confronti del terzo proprietario, unico legittimato passivo all'espropriazione. Tuttavia, il debitore rimane comunque parte necessaria del procedimento esecutivo, talché «deve essere sentito tutte le volte in cui deve essere sentito anche il terzo proprietario assoggettato all'esecuzione».

Osservazioni

Si osserva che con la sentenza in esame la Corte di cassazione ha chiarito gli effetti che il pignoramento notificato nei confronti del terzo proprietario produce sulla prescrizione del diritto di credito nei confronti del debitore principale.

Sul primo punto, la Suprema Corte ha sottolineato che al debitore originario era stato notificato solo l'atto di precetto, con la conseguenza che allo stesso non poteva applicarsi l'efficacia interruttiva permanente ex art. 2943 c.c. propria del pignoramento notificato soltanto ai terzi datori di ipoteca. Difatti, come chiarito nell'arresto in esame, l'atto di precetto produce «un effetto interruttivo della prescrizione del relativo diritto di credito a carattere solamente istantaneo» con la conseguenza che, unavolta verificatosi questo effetto, inizia a decorrere dalla sua notifica un nuovo periodo di prescrizione.

Il carattere (solo) istantaneo dell'efficacia interruttiva non viene meno neppure nella parte in cui l'intimato abbia proposto opposizione al precetto. Solo nell'ipotesi in cui il creditore opposto, nel costituirsi, chieda il rigetto dell'opposizione o, comunque, formuli una domanda tendente all'affermazione del proprio diritto di procedere all'esecuzione, si realizza un'attività processuale rilevante ai sensi dell'art. 2943, comma 2, c.c., con la conseguenza che, ai sensi dell'art. 2945, comma 2, c.c., la prescrizione non corre fino al momento in cui passa in giudicato la sentenza che definisce il giudizio (cfr. Cass. civ., 19 settembre 2014, n. 19738; Cass. civ., 29 marzo 2007, n. 7737; Cass. civ., 13 febbraio 2017, n. 3741, la quale, in particolare, rimarca la differenza fra il carattere istantaneo degli effetti interruttivi prodotti dalla notificazione dell'atto di precetto e quello sospensivo che, invece, è proprio dell'atto di pignoramento regolarmente notificato al debitore).

Per quanto riguarda poi il secondo profilo, che ha ad oggetto la sussistenza del litisconsorzio necessario fra il debitore principale ed i terzi datori di ipoteca al fine di affermare che gli effetti dell'espropriazione forzata a carico di questi ultimi si estendono automaticamente anche al primo, la Corte osserva che nell'espropriazione contro il terzo proprietario, in sostanza, il debitore diretto si trova in una situazione peculiare. Egli non è legittimato passivo dell'azione esecutiva, ma resta parte necessaria del procedimento esecutivo, cui partecipa a titolo diverso da quello del terzo proprietario, ed in tale veste deve essere sentito ogni volta che le norme regolatrici del procedimento prevedano questa garanzia nei suoi confronti (cfr. Cass. civ., 28 gennaio 2016, n. 1620; Cass. civ., 17 gennaio 2012, n. 535).

Occorre, dunque, evidenziare che la giurisprudenza non è univoca sul coinvolgimento del debitore e del terzo, ovvero sulla qualifica di parti necessarie passive del processo esecutivo. Estendere la disposizione prevista dall'art. 604, comma 2, c.p.c. a regime generale implica la necessità di rivolgere tutti gli atti di espropriazione sia al debitore che al terzo (cfr. Cass. civ., 29 settembre 2004, n. 19562). Secondo un arresto giurisprudenziale più recente, invece, gli atti di espropriazione devono essere indirizzati solo al terzo, essendo quest'ultimo l'unica parte passiva del processo esecutivo (cfr. Cass. civ., 29 settembre 2007, n. 20580). Questo secondo e più recente orientamento appare, dunque, conforme alla prassi giudiziaria e maggiormente rispettoso del dato normativo.

La circostanza che l'art. 604, comma 1, c.p.c. esoneri il creditore dal notificare l'atto di pignoramento al debitore, pertanto, non sta a significare che nei confronti di quest'ultimo non si produce l'effetto della sospensione del decorso del termine di prescrizione del diritto di credito.

D'altro canto, l'ordinamento non prevede che gli atti interruttivi della prescrizione devono essere sempre portati a conoscenza dell'interessato.

Quindi, sebbene il pignoramento vada notificato al solo terzo proprietario, esso dà inizio ad un processo esecutivo che costituisce esercizio in sede giudiziale del diritto di credito e, quindi, determina non solo l'interruzione, ma anche la sospensione, ai sensi dell'art. 2945, comma 2, c.c., del decorso della prescrizione di tale diritto anche nei confronti del debitore diretto, che è comunque parte del processo esecutivo. A ragionare diversamente, si perverrebbe al risultato di un diritto che si prescrive mentre viene azionato.

Tuttavia, affinché tale risultato si verifichi, è necessario che il debitore principale sia coinvolto nel processo esecutivo, sia pure con le particolarità del caso e con la peculiarità del "contraddittorio imperfetto" che contraddistingue la materia. Occorrerà, dunque, che almeno un atto del processo di espropriazione gli sia portato a conoscenza, ai sensi dell'art. 604, comma 2, c.p.c., perché questo è il modo stabilito dalla legge per assicurare al debitore la conoscenza del fatto che il creditore stia esercitando in sede esecutiva i diritti connessi all'ipoteca sull'immobile di proprietà altrui che garantisce il suo debito, ovvero per realizzare il principio del contraddittorio nel processo esecutivo.

Tale condizione è necessaria per il verificarsi tanto dell'effetto interruttivo di cui all'art. 2943, comma 1, c.c., quanto di quello sospensivo di cui all'art. 2945, secondo comma, c.c.: i presupposti applicativi delle due norme, infatti, si riferiscono ad un'identica fattispecie. Pertanto, se l'atto interruttivo rientra fra quelli con i quali «si inizia un giudizio», esso avrà necessariamente entrambi gli effetti, stante il rinvio diretto ai primi due commi dell'art. 2943 c.c. contenuto nel secondo comma dell'art. 2945 c.c., fatta salva la sola eccezione del processo che si estingue prevista dal terzo comma di quest'ultimo articolo.

Dunque, l'osservanza dell'art. 604, comma 2, c.p.c. è condizione necessaria e sufficiente affinché l'azione esecutiva contro il terzo proprietario interrompa la prescrizione del diritto garantito e ne sospenda il decorso per tutta la durata del processo esecutivo anche nei confronti del debitore. In difetto delle relative comunicazioni, invece, il creditore non potrà invocare nei confronti del debitore l'efficacia interruttiva e sospensiva dell'azione espropriativa intrapresa contro il terzo proprietario.

In quest'ultima eventualità, però, occorre distinguere a seconda che la procedura esecutiva sia ancora pendente oppure sia terminata.

Nel primo caso, occorre considerare che l'omessa audizione del debitore non è, di per sé, causa di nullità del procedimento. Pertanto, il debitore informato dal creditore dell'esistenza della procedura esecutiva, se vorrà far valere il fatto di non essere stato posto nelle condizioni di parteciparvi, avrà l'onere di proporre opposizione agli atti esecutivi (cfr. Cass. civ., 25 agosto 2006, n. 18513; Cass. civ., 22 novembre 1994, n. 9885). Ciò in quanto il debitore, dal momento in cui abbia avuto notizia – anche attraverso una fonte diversa dagli avvisi che gli spettano ai sensi dell'art. 604, comma 2, c.p.c. – dell'esistenza della procedura esecutiva, è comunque posto nelle condizioni di parteciparvi.

Qualora, invece, l'espropriazione contro il terzo proprietario sia terminata, la sussistenza dei presupposti affinché questa possa valere come atto interruttivo della prescrizione nei confronti del debitore diretto dovrà essere verificata nell'ambito della nuova iniziativa intrapresa dal creditore nei confronti del debitore diretto, quale elemento costitutivo della fattispecie interruttiva invocata dal creditore procedente volto a contrastare l'eccezione di prescrizione.

Alla luce di quanto esposto, tenuto conto dei rapporti tra terzo proprietario e debitore, la decisione della Corte appare, quindi, condivisibile ed in linea con l'orientamento giurisprudenziale più recente.

Nel caso di specie, infatti, il debitore durante la procedura esecutiva non aveva avuto legale conoscenza (né per essere sentito ai sensi dell'art. 604, comma 2, c.p.c., né per averne ricevuto notizia dal creditore) dell'esecuzione forzata avviata contro i terzi datori di ipoteca. Pertanto, non si era verificata la condizione secondo cui la notifica dell'atto di pignoramento ai proprietari del bene ipotecato avrebbe potuto avere effetti sul decorso della prescrizione del credito anche nei confronti del debitore diretto, estraneo all'espropriazione.

Inoltre, occorre ricordare che l'effetto interruttivo permanente determinato dall'atto di pignoramento si protrae, agli effetti dell'art. 2945, comma 2, c.c., fino al momento in cui il processo esecutivo abbia fatto conseguire al creditore procedente, in tutto o in parte, l'attuazione coattiva del suo diritto, ovvero, alternativamente, fino alla chiusura anticipata del procedimento determinata da una causa non ascrivibile al creditore medesimo, mentre, in caso contrario, all'atto di pignoramento deve riconoscersi solo l'effetto interruttivo istantaneo, a norma dell'art. 2945, comma 3, c.c. (cfr. Cass. civ., 9 maggio 2019, n. 12239; Cass. civ., 25 marzo 2002, n. 4203).

Dato che la causa di estinzione della procedura esecutiva è ascrivibile al creditore che ha notificato l'atto di pignoramento ad un soggetto deceduto ed ha presentato una documentazione ipocatastale incompleta, in base al citato principio giurisprudenziale, la notificazione dell'atto di pignoramento ha avuto l'effetto di interrompere il decorso della prescrizione del credito, ma non anche di sospenderlo, così come previsto dall'art. 2945, terzo comma, c.c., nemmeno nei confronti dei terzi proprietari, per cui al momento di riavvio della procedura esecutiva e precisamente allorquando la società cessionaria provvedeva a notificare un nuovo atto di precetto al debitore ed ai terzi datori di ipoteca, il credito era effettivamente prescritto, essendo ormai decorso il termine di prescrizione decennale dall'ultimo atto interruttivo.

Riferimenti
  • Bruno, Il debitore garantito da ipoteca sul bene di un terzo non è legittimato passivo dell'azione esecutiva che abbia ad oggetto tale immobile, in Dir. & Giust., 2020, 6;
  • Giagnotti, Nelle procedure esecutive la condotta del creditore incide sull'interruzione della prescrizione del credito, in Dir. & Giust., 2019, 3;
  • Soldi, Manuale dell'esecuzione forzata, Padova, 2017.

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