Obbligatorietà del vaccino: il datore impone ove il legislatore tace?
08 Febbraio 2021
Ai fini di rendere più sicuro lo svolgimento della prestazione lavorativa nell'ambito della propria organizzazione aziendale, il datore potrebbe imporre ai propri dipendenti la vaccinazione Covid-19?
Sulla questione sottoposta sono individuabili due orientamenti: alcuni, facendo leva sull'art. 2087 c.c. e sugli artt. 20 e 279 d.lgs. n. 81/2008, hanno ritenuto possibile l'imposizione datoriale della vaccinazione in seno all'azienda; altri, invece, in forza della riserva di legge di cui all'art.32, comma 2 Cost., hanno escluso tale ipotesi, negando l'estensione della disciplina generale richiamata dal primo orientamento.
L'art. 279, commi 2 e 5, d.lgs. n. 81/2008, ad esempio, non imporrebbe alcun obbligo di vaccinazione: il testo normativo espressamente prevede soltanto "la messa a disposizione di vaccini efficaci” da parte del datore ed il compito, a carico del medico competente, di rendere edotti i lavoratori sui vantaggi ed inconvenienti della vaccinazione ma anche della non vaccinazione.
Il carattere eccezionale-emergenziale della normativa in materia - recte art. 1, commi 457 ss., l. n. 178/2020 - non consente di desumere una possibile obbligatorietà della vaccinazione nei contesti lavorativi.
Il legislatore tace, sicché non sembra superabile il noto brocardo "ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit", nè la riserva di cui all'art. 32 Cost.
La prevenzione dei rischi di contagio da Covid nei luoghi di lavoro rimane, de iure condito, collegata ai protocolli di cui all'art. 29-bis d.l. n. 23/2020 conv. in l. n. 40/2020 |