Fase cautelare dell'opposizione esecutiva: necessario il contraddittorio con il terzo pignorato?

Giuseppe Lauropoli
21 Febbraio 2022

La fase cautelare innanzi al giudice dell'esecuzione di un'opposizione all'esecuzione o agli atti esecutivi che tragga origine da un pignoramento presso terzi non può considerarsi correttamente svolta se ad essa non partecipi anche il terzo pignorato.
Massima

La fase cautelare innanzi al giudice dell'esecuzione di un'opposizione all'esecuzione o agli atti esecutivi che tragga origine da un pignoramento presso terzi non può considerarsi correttamente svolta se ad essa non partecipi anche il terzo pignorato.

Il caso

La questione al centro dell'ordinanza assunta dal giudice dell'esecuzione del Tribunale di Catania è di indiscutibile interesse, dal momento che si sofferma su uno degli aspetti maggiormente problematici conseguenti alla pronuncia n. 13533/2021 della Cassazione.

Tale sentenza dei giudici di legittimità ha affermato che il terzo pignorato deve ritenersi sempre litisconsorte necessario nei giudizi di opposizione all'esecuzione od agli atti esecutivi che traggano origine da una procedura esecutiva di pignoramento presso terzi, senza distinzioni di sorta.

Tra i molti quesiti che si sono posti i primi interpreti nel commentare questa pronuncia, vi è stato quello di appurare se una tale necessità di integrazione del contraddittorio debba necessariamente avvenire anche nella fase cautelare dell'opposizione, quella, cioè, che si svolge dinanzi al giudice dell'esecuzione, oppure se una tale integrazione del contraddittorio sia imprescindibile unicamente in sede di merito.

E' su tale questione che interviene l'ordinanza in commento, che risulta, a quanto è dato conoscere, una della prime articolate pronunce espressesi sul punto.

Stando a quanto può evincersi dal provvedimento che si annota, il caso all'esame del giudice dell'esecuzione del Tribunale di Catania era costituito da una procedura di pignoramento presso terzi nel corso della quale il debitore esecutato formalizzava opposizione deducendo l'insussistenza del titolo esecutivo.

A fronte del decreto di fissazione di udienza, contenente il termine perentorio per provvedere alla notifica del ricorso, la parte opponente non ottemperava a tale incombente e il giudice dell'esecuzione dichiarava l'improcedibilità dell'istanza di sospensione, assegnando le somme al creditore procedente.

La questione

Così riassunti, davvero in modo molto succinto, i termini della questione all'esame del giudice dell'esecuzione del Tribunale di Catania, si potrebbe concludere, a prima vista, che la conclusione alla quale perviene il provvedimento in commento sia assolutamente piana e non richieda alcun commento, né necessiti di approfondimento.

Due sono però le questioni di particolare interesse che vengono affrontate nel provvedimento in questione, ed ambedue meritano di essere brevemente approfondite.

Nell'ordinanza si afferma che il ricorso in opposizione non risulta essere stato notificato - né al creditore procedente, né al terzo pignorato - entro il termine perentorio assegnato.

Da questa premessa, tuttavia, il giudice dell'esecuzione fa seguire una conclusione, almeno in parte, diversa da quella che ordinariamente ci si attenderebbe.

Le due questioni sulle quali pare utile soffermarsi, allora, sono le seguenti:

1) se, in caso di mancata notifica del ricorso e del decreto di fissazione di udienza entro il termine perentorio assegnato, un tale vizio possa ritenersi comunque superato dal raggiungimento dello scopo dell'atto, nel caso in cui le controparti abbiano comunque svolto le proprie difese sulla proposta istanza di sospensione;

2) se, in ossequio alle indicazioni contenute nella sentenza n. 13533/2021 della Cassazione, occorra notificare il ricorso in opposizione ed il decreto di fissazione di udienza anche al terzo pignorato, oltre che al creditore procedente e, in caso di risposta affermativa a tale questione, quale sia la conseguenza della mancata notifica del ricorso e del decreto al terzo pignorato.

Le soluzioni giuridiche

Nell'ordinanza che si annota, dopo aver preso atto che il ricorso non risulta essere stato notificato al creditore procedente e al terzo pignorato, si afferma che, quanto meno con riguardo alla posizione del creditore procedente, un tale vizio possa ritenersi superato dal momento che il creditore opposto ha comunque avuto conoscenza dell'opposizione, spiegando anche una propria replica al ricorso in opposizione, con l'effetto che, in mancanza di una violazione del contraddittorio, deve concludersi per la irrilevanza di un tale vizio.

Più articolate argomentazioni vengono invece svolte con riguardo alla posizione dell'istituto di credito terzo pignorato.

Vi si afferma, così, che in base alla sentenza n. 13533/2021 il terzo pignorato debba ormai ritenersi litisconsorte necessario in tutte le opposizioni esecutive che traggano origine da una procedura di pignoramento presso terzi.

Si afferma, poi, che in considerazione della complessiva unitarietà della opposizione esecutiva (affermata in Cass. civ., n. 25170/2018), una tale necessaria integrazione del contraddittorio debba aver luogo già nella fase cautelare, atteso che in caso contrario si assisterebbe ad una evidente contraddizione e ad una mancanza di coerenza rispetto al principio di unitarietà del giudizio di opposizione affermato dalla Cassazione.

Da tale premessa, il giudice dell'esecuzione giunge alla conclusione che non essendo stato notificato il ricorso al terzo pignorato e non essendosi comunque lo stesso spontaneamente costituito nella fase cautelare dell'opposizione, l'istanza di sospensione debba essere dichiarata improcedibile.

Osservazioni

Entrambe le questioni sopra evidenziate appaiono di sicuro rilievo e possono, in questa sede, attesa la natura del presente contributo, essere trattate solo molto brevemente.

Quanto alla prima di esse, la soluzione più immediata, per il caso di omessa notifica del ricorso in opposizione e del pedissequo decreto di fissazione di udienza entro il termine perentorio fissato dal giudice, sarebbe quella della dichiarazione di improcedibilità della stessa opposizione.

Viene in rilievo, infatti, un termine definito come perentorio dall'art. 615, comma 2, c.p.c., con l'effetto che il mancato rispetto dello stesso dovrebbe ordinariamente condurre alla inammissibilità dell'opposizione, rilevabile anche d'ufficio da parte del giudice dell'esecuzione (si veda, di recente, la chiara posizione espressa sul punto da Cass. civ., n. 11291/2020).

Ci si può domandare, tuttavia, se una tale soluzione resti valida anche nel caso in cui la parte opposta svolga le proprie difese spontaneamente, senza nulla eccepire in merito alla omessa notifica del ricorso.

La soluzione alla quale aderisce il giudice dell'esecuzione del Tribunale di Catania è quella di propendere per una sanatoria del vizio derivante dalla omessa notifica del ricorso entro il termine perentorio assegnato, in ragione del raggiungimento dello scopo dell'atto, essendosi regolarmente instaurato il contraddittorio sulla proposta opposizione.

Si tratta di una soluzione che si muove nella direzione di una verifica, in concreto, dell'avvenuta instaurazione del contraddittorio, superando una logica di rigoroso rispetto delle forme che non sia al servizio di un effettivo interesse delle parti.

Si potrebbe obiettare, rispetto ad una tale posizione, che la formalità prevista dall'art. 615, comma 2, c.p.c., non necessariamente abbia la sola funzione di garantire la regolare instaurazione del contraddittorio, ma anche quella di consentire un regolare ed ordinato andamento dell'attività processuale, con l'effetto che l'effettiva instaurazione del contraddittorio sulla proposta opposizione non necessariamente sia sintomatica di un pieno raggiungimento dello scopo dell'atto.

La Cassazione, da parte sua, in una delle poche pronunce nelle quali si è trovata a vagliare una fattispecie come quella in esame, ha affermato che l'omessa notifica del ricorso e del decreto entro il termine perentorio assegnato integri una ipotesi di rinuncia di fatto alla opposizione, rendendo per l'effetto superfluo lo svolgimento di difese da parte dell'opposto (Cass. civ., n. 19160/2014).

Ma veniamo alla questione certamente di maggiore attualità e, come tale, di preminente interesse.

Il giudice dell'esecuzione del Tribunale di Catania giunge alla conclusione, nella propria ordinanza, che non essendo stati notificati il ricorso ed il decreto di fissazione di udienza all'istituto di credito terzo pignorato e non essendosi questo neppure spontaneamente costituito, l'istanza di sospensione debba ritenersi del tutto improcedibile e a tale conclusione giunge sulla base delle indicazioni evincibili dalla recente sentenza n. 13533/2021 della Cassazione.

Come si esponeva in precedenza, una delle questioni rimaste aperte a seguito della appena menzionata sentenza dei giudici di legittimità, è quella che riguarda la necessità o meno di integrare il contraddittorio sulla proposta opposizione all'esecuzione o agli atti esecutivi fin dalla fase a cognizione sommaria introdotta dinanzi al giudice dell'esecuzione.

Alcuni argomenti militano certamente per la soluzione adottata dal giudice dell'esecuzione nella ordinanza in commento.

Una volta affermata, infatti, la sostanziale unitarietà del giudizio di opposizione all'esecuzione (o agli atti esecutivi), sia pur articolato in due fasi (è questa la conclusione alla quale perviene Cass. civ., n. 25170/2018), non può che concludersi per la necessità che il contraddittorio sulla proposta opposizione sia correttamente integrato fin dalla iniziale instaurazione dell'opposizione, quella cioè che viene svolta dinanzi al giudice dell'esecuzione in vista della adozione degli eventuali provvedimenti cautelari.

Motivi di coerenza sistematica, poi, impongono che ove venga individuato un soggetto come parte imprescindibile di un giudizio, la sua partecipazione si renda necessaria anche nella fase cautelare che anticipi l'instaurazione del giudizio di merito.

Forse, poi, rispetto a tali due motivi, già espressi nella ordinanza che si annota, se ne potrebbe aggiungere un terzo: in fondo, se la necessità di coinvolgere il terzo pignorato nei giudizi di opposizione all'esecuzione o agli atti esecutivi deriva, come si evince dalla sentenza n. 13533/2021 della Cassazione, dalla esigenza che lo stesso sia edotto delle eventuali contestazioni sollevate sulla esecuzione allo scopo di poterne trarre le dovute conseguenze circa la persistenza e i limiti dei propri obblighi di custodia, una tale necessità sarà ravvisabile parimenti, e forse a maggior ragione, nella fase cautelare della opposizione, allo scopo di evitare che il terzo pignorato adempia, in ipotesi, nelle mani del soggetto sbagliato.

Nondimeno, vi sono anche alcuni argomenti che potrebbero indurre a ritenere non necessaria l'integrazione del contraddittorio nella fase cautelare dell'opposizione: legati, in particolare, alle esigenze di speditezza del procedimento cautelare e, più in generale, alla peculiarità di esso rispetto all'ordinario giudizio di cognizione, tali da aver indotto la giurisprudenza di legittimità a ritenere che in tale procedimento non possa configurarsi un litisconsorzio necessario alla stessa stregua di quanto avviene nel giudizio a cognizione piena (Cass. civ., n. 20020/2020).

In particolare, nella pronuncia appena menzionata la Cassazione escludeva che la mancata partecipazione di una parte alla fase interdittale di un giudizio possessorio e al successivo reclamo proposto contro la pronuncia resa a definizione della stessa potesse in qualche modo riverberare i propri effetti sul successivo giudizio di merito, affermando in definitiva la «irrilevanza della mancata partecipazione di un contraddittore necessario alla predetta fase sommaria, laddove (come nel caso di specie) quella parte sia stata evocata o abbia comunque partecipato al giudizio di merito».

Una questione ancora aperta, quella concernente la necessità di instaurare il contraddittorio con il terzo pignorato fin dalla fase cautelare della opposizione, ragion per cui sarà importante continuare a monitorare le pronunce che verranno da qui a breve assunte, su questo argomento, dalla giurisprudenza di merito e da quella di legittimità.

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