Tabelle milanesi e principio di autosufficienza del ricorso per cassazione

05 Luglio 2016

Viola l'onere di autosufficienza di cui all'art. 366, comma 1, n. 6, c.p.c. il ricorso per cassazione che, in tema di liquidazione del danno alla persona e con riferimento ai criteri di cui alle cd. tabelle milanesi, non indichi le stesse tra i documenti posti a fondamento del ricorso ex art. 369, comma 2, n. 4) c.p.c..
Massima

Viola l'onere di autosufficienza di cui all'art. 366, comma 1, n. 6, c.p.c. il ricorso per cassazione che, in tema di liquidazione del danno alla persona e con riferimento ai criteri di cui alle cd. tabelle milanesi (che non costituiscono fatto notorio), non indichi le stesse tra i documenti posti a fondamento del ricorso ex art. 369, comma 2, n. 4) c.p.c., ed ometta di specificare con quale atto sono state prodotte nel giudizio di merito ed il luogo del processo in cui risultano reperibili, senza che, peraltro, il ricorrente possa successivamente produrre dette tabelle ai sensi dell'art. 372, comma 2, c.p.c., non trattandosi di documenti relativi all'ammissibilità del ricorso.

Il caso

Tizio proponeva appello per lamentare, riconosciuta l'esclusiva responsabilità già in primo grado del conducente del veicolo antagonista ai fini della verificazione del sinistro, che il danno riconosciuto non era legittimo avendo riguardo ai parametri delle tabelle milanesi e contestava altresì quanto accordato per la lesione alla capacità lavorativa specifica.

Il gravame veniva accolto limitatamente a quest'ultimo motivo, sicché Tizio proponeva ricorso per cassazione per contestare la conformità del danno patrimoniale liquidato ai parametri contenuti nelle tabelle del Tribunale di Milano.

Dette tabelle non venivano prodotte unitamente al ricorso ma notificate alla parte resistente insieme ad altra documentazione ai sensi dell'art. 372 c.p.c..

La questione

Le problematiche esaminate dalla pronuncia in esame, ed espresse dalla massima in epigrafe, attengono all'onere della parte che voglia ottenere il riconoscimento del danno alla persona in conformità alle tabelle milanesi di allegare le stesse in giudizio ed, in particolare, in sede di proposizione del ricorso per cassazione (laddove tra i motivi di doglianza ve ne siano di attinenti alla liquidazione sulla scorta dei parametri contenuti in tali tabelle).

Ci si interroga, inoltre, in ordine alla possibilità di sanare la mancata allegazione delle tabelle in sede di proposizione del ricorso con la produzione delle stesse nel corso del procedimento di legittimità ex art. 372 c.p.c..

Le soluzioni giuridiche

La Suprema Corte afferma che il motivo di ricorso, in mancanza di allegazione delle tabelle milanesi sul quale lo stesso si fonda, viola il principio di autosufficienza.

Premessa esplicita del ragionamento svolto dalla Corte è che, invero, tali tabelle non costituiscono fatto notorio ai sensi dell'art. 115 c.p.c., ossia fatto acquisito alle conoscenze della collettività con tale grado di certezza da apparire indubitabile ed incontestabile (v., ex multis, Cass., 19 marzo 2014, n. 6299).

Premessa implicita, ed a monte, è inoltre che, sebbene costituisca orientamento ormai invalso nella stessa giurisprudenza di legittimità, quello secondo cui l'applicazione di criteri diversi da quelli risultanti dalle tabelle milanesi può essere fatta valere in sede di legittimità come vizio di violazione di legge, nondimeno le tabelle vengono considerate documenti come gli altri (cfr. Cass. 13 novembre 2014, n. 24205) ai fini dell'operare dell'onere di autosufficienza del ricorso per cassazione e non già assimilate, pur sotto il solo profilo sostanziale, agli atti normativi per i quali opera il principio iura novit curia.

Poste tali premesse, la Corte in motivazione si riconduce all'assunto, più volte affermato anche dalle Sezioni Unite, in virtù del quale l'onere di deposito degli atti processuali, dei documenti e dei contratti o degli accordi collettivi sui quali si fonda il ricorso, sancito, a pena di sua improcedibilità, dall'art. 369, secondo comma, n. 4, c.p.c. è soddisfatto:

  1. qualora il documento sia stato prodotto nelle fasi di merito dallo stesso ricorrente e si trovi nel fascicolo di quelle fasi, mediante il deposito di quest'ultimo, specificandosi, altresì, nel ricorso l'avvenuta sua produzione e la sede in cui quel documento sia rinvenibile;
  2. se il documento sia stato prodotto, nelle fasi di merito, dalla controparte, mediante l'indicazione che lo stesso è depositato nel relativo fascicolo del giudizio di merito, benché, cautelativamente, ne sia opportuna la produzione per il caso in cui quella controparte non si costituisca in sede di legittimità o la faccia senza depositare il fascicolo o lo produca senza documento;
  3. qualora si tratti di documento non prodotto nelle fasi di merito, relativo alla nullità della sentenza od all'ammissibilità del ricorso, oppure attinente alla fondatezza di quest'ultimo e formato dopo la fase di merito e comunque dopo l'esaurimento della possibilità di produrlo, mediante il suo deposito, previa individuazione e indicazione della produzione stessa nell'ambito del ricorso (cfr., tra le altre, Cass., Sez. Un., ord., 7 novembre 2013, n. 25038).

La Cassazione si interroga quindi se nella fattispecie processuale posta al suo esame la mancata produzione delle tabelle nei termini indicati potesse ritenersi “sanata” per l'avvenuta notificazione delle stesse alle parti resistenti, nel corso del giudizio di legittimità, ex art. 372 c.p.c..

Anche rispetto a quest'ultima questione la Corte accede ad una ricostruzione rigorosa per la quale la produzione delle tabelle era incorsa nel divieto di cui all'art. 372 c.p.c. non trattandosi di documenti inerenti la nullità della sentenza impugnata o l'ammissibilità del ricorso e del controricorso.

Osservazioni

La soluzione della Corte appare coerente con il quadro normativo e giurisprudenziale attuale.

Difatti, occorre rilevare che, anche per quanto attiene ai contratti collettivi nazionali di lavoro, per i quali è lo stesso art. 360, comma 1, n. 3, c.p.c. a prevedere che la relativa violazione o falsa applicazione possa essere denunciata in sede di legittimità alla medesima stregua di quella delle leggi, l'art. 369 c.p.c. prevede espressamente che gli stessi debbano essere allegati al ricorso per cassazione.

Ne deriva che, tanto più, detto onere, ove non già assolto nel giudizio di merito, deve operare per le tabelle sulla liquidazione del danno alla persona elaborate dal Tribunale di Milano la cui violazione è stata equiparata a quella della legge soltanto da una benemerita evoluzione giurisprudenziale e non anche dal legislatore positivo come avvenuto per i contratti collettivi nazionali di lavoro ad opera del d.lgs. 2 febbraio 2006, n. 40.

Tuttavia riteniamo che, con riferimento ad entrambe le ipotesi, sarebbe opportuna una rivisitazione della questione che tenga conto della reale natura degli atti in questione nell'ambito del giudizio di legittimità.

Per vero, l'indubitabile circostanza che i contratti collettivi nazionali di lavoro a seguito di un intervento del legislatore e le tabelle milanesi grazie ai principi sanciti in sede di legittimità siano equiparati a vere e proprie norme di diritto nell'ambito del giudizio di fronte alla Corte di Cassazione – in omaggio, peraltro, alla nota teoria c.d. teleologica quanto alla delimitazione all'accesso al sindacato delle Corti Supreme in luogo della teoria c.d. logica – dovrebbe implicare l'operare per le stesse del principio iura novit curia.

Guida all'approfondimento
  • Caporusso, Autosufficienza del ricorso per cassazione e divieto di esame diretto degli atti processuali, Milano 2008, 451;
  • Chiarloni, Il diritto vivente di fronte alla valanga dei ricorsi in cassazione: l'inammissibilità per violazione del cd. principio dell'autosufficienza, in www.processocivile.org;
  • Giusti, L'autosufficienza del ricorso, in La Cassazione civile, (a cura di Acierno, Curzio, Giusti), Bari 2015, 262;
  • Ianniruberto, L'autosufficienza: il difficile equilibrio fra funzionalità del ricorso ed effettività della tutela davanti alla Cassazione, in MGL, 2016, 1-2, 70;
  • Scarselli, Note sulle buone regole redazionali dei ricorsi per cassazione in materia civile, in Foro.it., 2016, V, 61.

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